Non un dibattito politico quello di ieri sera a Lecce presso il Multisala Massimo, ma un convegno organizzato dall’Associazione De Gasperi Einaudi di Lecce, un momento culturale e di approfondimento dei temi “Mezzogiorno e Democrazia” con il coinvolgimento dei giovani della De Gasperi Einaudi in una nuova iniziativa di studio dopo i tre giorni di formazione su valori e politica organizzati a Lecce dalla Fondazione tedesca Adenauer e dall’on. Lorenzo Ria
Ospiti d’eccezione Massimo D’Alema e Bruno Tabacci, “due cavalli di razza della politica italiana” come li ha definiti il giornalista della Gazzetta del Mezzogiorno Tonio Tondo moderatore dell’incontro. Mite partecipazione popolare ma ad accogliere gli Onorevoli c’erano tutti i rappresentanti della politica locale di sinistra, dalla vicepresidente regionale Loredana Capone che ha fatto una breve introduzione, ai presidenti delle due province di Brindisi e Taranto, Ferrarese e Florido, a numerosi amministratori comunali dell’intera provincia.
Ad apertura di dibattito, Tonio Tondo, a proposito della crisi e dell’arretratezza economica che da sempre affligge il meridione, ha posto una domanda che suonava più come un’affermazione e una richiesta di conferma. E se il Mezzogiorno si assumesse delle responsabilità rispondenti ai doveri di cittadini operosi, senza richiedere fondi ma costruendo ricchezza, si potrebbe compiere il salto di qualità tanto atteso dai meridionali un po’ adagiati nelle aspettative della politica assistenzialista? Questo il senso della domanda rivolta agli ospiti e tema di fondo dell’intero dibattito. Concordi sia pur con argomentazioni diverse, i due politici. Tabacci ha sostenuto la tesi della possibilità di un Sud autonomo, ricco e operoso se esce dall’isolamento soggettivo che lo caratterizza. Se la prospettiva di crescita proviene dal comparto agricolo, è in quel settore che bisogna fare squadra , creare consorzi, unire le forze, assumere un’identità propria per dialogare con le politiche sia nazionali che comunitarie.
Orientamento piuttosto politico per Massimo D’Alema che vede nel meridione quel bacino di forza votante capace di ribaltare i risultati di una politica ormai allo stremo delle forze, per aver perso credibilità sia in Italia che all’estero. Ha insistito sull’immagine mediatica distorta della classe dirigente che ci rappresenta, falsata da rassicuranti messaggi che non corrispondono alla realtà. Anche per il cambiamento politico, secondo D’Alema, il Sud dovrebbe fare squadra ed imparare a vigilare, rivendicando i propri diritti, sulla classe dirigente che lo rappresenta. Buoni propositi, ottimi consigli e nobili intenti in un contesto di crisi di governo imminente e del ritorno alle urne in breve tempo. Ma se non si risanano le spaccature interne delle coalizioni, sarà difficile per gli elettori riappropriarsi della fiducia persa nei confronti di partiti e schieramenti. Alla domanda sulla possibile candidatura di Vendola, D’Alema ha risposto che è libero di farlo ma non sarà appoggiato dalla sua coalizione che ha già in mente chi candidare.