Si gioca contro la Samp, ma con un occhio alla partita di coppa di mercoledì: Può essere questo uno dei motivi che hanno suggerito a De Canio la formazione inedita, ma può essere che ci siano, a monte, altri ragionamenti: Rotazione degli uomini, per esempio.
Si parte con andamento lento di cui approfitta la Samp all’8°minuto; Guberti si destreggia sul vertce dell’area, taglio in area di porta dove Pazzini raccoglie e infila la palla del vantaggio doriano. Il Lecce capisce subito che il trotterellare non riempie il carniere e si dà una mossa che costringe la Samp a vacillare; Curci fa gli straordinari volando per disinnescare un missile di Bertolacci. Intorno al 30° la Samp rialza la testa rendendosi pericolosa grazie anche a qualche apprensione che tarpa la scioltezza di Fabiano e soci di reparto. Una diecina di minuti scanditi dalla espulsione diretta di Chevanton colpevole di aver abbattuto Marilungo con un calcione dopo averlo inseguito per settanta metri: una sciocchezza imperdonabile!
Al 40° Pazzini raddoppia su calcio di rigore concesso per fallo ancora su Marilungo. 0 – 2 all’intervallo e con un uomo in meno; è dura!
Esordio di Diamutene al rientro in campo: sostituisce Giuliatto ed è accolto con cori di palese contestazione. La ricerca della rimonta passa attraverso mille difficoltà: la Samp si difende a tre quando ha il possesso palla, a cinque, più due a far da frangiflutti, quando il Lecce spinge; passare sarebbe una impresa, ma il Lecce ci prova con carattere e caparbietà. A spingere ci sono anche i 6.600 (sic!) tifosi “assiepati” sugli spalti.
Al 26° Di Michele addomestica un lungo lancio: in pregevole palleggio volante si beve due avversari e sul secondo palo accorcia le distanze; la Samp pensa soltanto a remare verso il risultato pieno anche con stucchevoli e irritanti manfrine perditempo.
Corvia per Jeda allo scopo di ottenere guizzi e centimetri in area avversaria. I centimetri decisivi sono però quelli di Diamutene che al 38°gira di testa firmando il pari: applaudono anche i contestatori del Maliano. L’impresa impossibile, cioè i tre punti, sembra ora alla portata degli uomini di De Canio, tanta è la voglia dei giallorossi.
A mortificare questa voglia straripante, siamo a due minuti dal termine, ci pensa la solita, improvvisa, sbandata difensiva: Pazzini (e sono tre) si incunea in area insaccando sotto la traversa; fuorigioco? Forse, azione da rivedere alla moviola.
Partita per certi versi maledetta; il Lecce della ripresa è da issare sugli scudi per la formidabile rimonta mortificata tuttavia dal guizzo di Pazzini allorquando il risultato di parità sembrava incamerato. La rimonta in dieci contro undici è già una impresa significativa. Da questo si può trarre fiducia e linfa per le prossime partite.
Non è che il primo tempo dei giallorossi sia da censurare; da censurare, semmai, è il gesto inconsulto di Chevanton, pagato da lui con l’espulsione, pagato dal Lecce costretto in inferiorità numerica!