Presentato a Venezia – Biennale 2010 – La Pecora Nera, attesissimo lavoro di Ascanio Celestini sulla condizione degli ospedali psichiatrici in Italia, è la trasposizione cinematografica di un libro e di un’opera teatrale dello stesso artista romano.
Racconta la storia di Nicola, malato mentale che trascorre le sue giornate tra la spesa al supermercato – dove lavora il suo amore d’infanzia Marinella (Maya Sansa) – e la condizione di emarginato da un mondo che “È come dentro, soltanto più ordinato”.
Grazie al personaggio di Nicola, Ascanio Celestini si concentra sulla follia non come “Situazione mentale degenerata” ma come “disagio”, disagio che si prova quando si è chiusi per anni in un’istituzione che riduce “un adulto alla condizione di neonato”, privandolo di ogni responsabilità e lasciandolo senza preoccupazioni di sorta.
A chi gli chiede quale bellezza possa essere rintracciata nella follia, Celestini risponde perentorio che non c’è alcuna bellezza nella condizione del folle. È vero che Alda Merini ha più volte parlato del manicomio come il luogo dove ha vissuto i momenti più belli della sua vita, ma questo – secondo il regista – è essenzialmente dovuto alla carenza di emozioni in un luogo fin troppo deprimente. Il regista romano tiene però a sottolineare che il suo non vuole essere un film di denuncia politica, bensì un lavoro di denuncia etica: “Già nel libro e nell’opera teatrale” afferma l’autore “ho cercato di non parlare della legge 180 ma mi sono concentrato sull’ospedale psichiatrico come istituzione”. L’obiettivo era quello di provare a raccontare il meglio del manicomio, e cioè di una realtà la cui stessa creazione può (e deve) essere considerata un drammatico errore. “Ho cercato di tenermi lontano dalle vicende conosciute per focalizzarmi invece sull’alienazione che caratterizza l’istituzione manicomio. Se vogliamo parlare di denuncia, ho voluto parlare di una denuncia etica e non politica. Se c’è una speranza è nell’individuo e non nella società e nella politica”.
Con inizio alle ore 20.30 il film sarà presentato da Gino Santoro,docente di Storia del Teatro dell’Università del Salent