“Quando non si è legittimati a governare grazie al consenso popolare, quando si è a corto di idee e, soprattutto, quando non si vive la quotidianità, quando si ha una conoscenza superficiale e sommaria della città, si tirano fuori dal cilindro – a mo’ di prestigiatore con i conigli – proposte strampalate che fanno ridere i cittadini, i quali si chiedono in che mani è mai finita l’amministrazione della cosa pubblica”. E’ il commento dell’On. Vincenzo Barba sulla decisione da parte dell’amministrazione gallipolina di chiudere Piazza del Canneto alle auto
Piazza Aldo Moro, sulla quale si affaccia il meraviglioso Santuario di Santa Maria del Canneto, sarebbe dovuta certamente essere il salotto bello di Gallipoli… Chiuderlo, da subito, al transito parziale delle autovetture e dei mezzi di trasporto utilizzati dai pescatori e dagli addetti ai lavori per collegare l’ormeggio delle barche al mercato del pesce, è cosa di inaudita gravità.
Quando si costruisce una casa non si parte certo dal salotto, dovrebbero sapere i consiglieri del Pd mandati all’opposizione dai gallipolini e ritrovatisi al governo solo e soltanto per un intrigo di palazzo dalle ore ormai contate.
Quando si costruisce una casa si inizia dalle fondamenta, poi dai pilastri, poi dai muri, poi dagli intonaci e così via… fino ad arrivare all’arredamento del salotto in cui si ha modo e tempo di scegliere l’abbinamento più adatto del divano e delle poltrone alla moquette o ai tendaggi.
Invece, per i signori del Partito Democratico che non hanno nessuna cultura di governo cittadino, è più importante partire dalla fine non avendo alcuna idea su come iniziare a ricostruire la “Città Bella”. Non si dice nulla sul futuro delle attività commerciali che si affacciano in Piazza del Canneto, nulla sulle attività inerenti al mondo della pesca, nulla sulle azioni di ormeggio delle barche, nulla sugli spostamenti di chi abita in zona.
Si dice semplicemente che bisogna chiudere tutto, dimenticando perfino che intorno alla piazza pullula un mondo di attività e si racchiude una tradizione millenaria di cultura e storia antica.
È mai possibile che questioni così importanti che attengono alle attività produttive di Gallipoli e alla mobilità dei cittadini, dei turisti e degli operatori commerciali finiscano sulla bocca di chi è totalmente digiuno di qualsiasi idea su come si amministra una città?
Non sarebbe il caso che a parlare di cose importanti fossero persone competenti?
Fino a quando assisteremo a questo “can-can” di dichiarazioni frutto soltanto dello scambio occulto che ha consentito il passaggio dai banchi dell’opposizione a quelli di maggioranza a chi ha soltanto chinato il capo al diktat imposto dal partito per il tentativo di distruzione del porto commerciale?
È mai possibile che il sindaco accetti sempre e comunque qualsiasi quisqulia mentale che gli viene prospettata o appena accennata come se fosse su tutto comunque d’accordo e consenziente? Ma a lui, personalmente, cosa ispira il cuore? Il suo sangue cosa gli consiglia? L’amor proprio per Gallipoli dove lo porta? Non sarebbe finalmente ora che o, con uno scatto di orgoglio, azzittisse i nuovi apprendisti stregoni e si consegnasse al voto legittimatore che soltanto i gallipolini possono esercitare? Perché non tira un sospiro di sollievo e manda a quel paese tutti coloro sui quali, in privato, si lagna dell’eccessiva esagitazione dichiarando di non sopportare più niente e nessuno?