“La decisione della Provincia di finanziare, per quest’anno, un viaggio di studio e di approfondimento a Trieste e zone limitrofe, sui luoghi cioè in cui, alcuni decenni fa, si è consumato il dramma di migliaia di nostri connazionali, ha suscitato non solo civilissime manifestazioni
di dissenso ma ha dato luogo, purtroppo, anche ad inaccettabili e cieche illazioni.” Lo dichiara il Presidente della Provincia di Lecce, Antonio Gabellone.
“È quindi necessario precisare, ancora una volta, le ragioni di una scelta tanto contestata.
Già da alcuni anni e fino al gennaio 2010, la Provincia ha aderito all’iniziativa, che coinvolge numerosissime altre istituzioni pubbliche nazionali, di partecipare con un proprio contributo all’organizzazione del Treno della Memoria, favorendo così la partecipazione di una rappresentanza della popolazione studentesca ad un viaggio ad Auschwitz, considerato a ragione la località (meglio: una delle località) in cui si è consumata la più sconcertante tragedia di tutti i tempi: lo sterminio scientificamente organizzato di milioni di persone, rimaste vittime del razzismo, dell’intolleranza, della xenofobia che hanno caratterizzato la “politica” nazista fino alla fine della seconda guerra mondiale.
Per l’anno in corso, nella ricorrenza della Giornata della Memoria (27 gennaio) e della Giornata del Ricordo (10 febbraio) si è deciso di sostenere l’iniziativa di un viaggio a Trieste per la visita alla Risiera di San Sabba, all’interno della città, ed alla foiba di Basovizza, frazione poco distante dal capoluogo. È in quest’ultima località, infatti, che si consumarono drammi che coinvolsero intere comunità di istriani, giuliani e dalmati, anche se il numero delle vittime resta ancora oggi imprecisabile.
La “Risiera”, poi, unico campo di sterminio sul territorio nazionale, rappresenta efficacemente, anche se in scala ridotta (il “plastico”, si potrebbe dire), il tenebroso modello dei campi di concentramento nazisti della Germania e della Polonia.
Nessuna scelta “negazionista” dell’Olocausto, quindi, che è e rimane, per ogni persona degna di questo nome, la più grande offesa che si possa arrecare alla natura umana, ma solo la scelta di segnalare all’intelligenza delle giovani generazioni, accanto alla perdita di tutti i valori morali che caratterizzò il nazismo dall’inizio alla fine della sua parabola, anche l’esigenza di una riflessione su altri eccidi che coinvolsero un numero minore di persone ma che si caratterizzarono, anche questi, per nefanda spietatezza. In questo senso, peraltro, si erano espresse varie componenti politiche della Provincia nel corso della precedente consiliatura.”
Infatti, sono solo Auschwitz, Treblinka, Mauthausen, Dachau, i luoghi del mondo il cui nome può suscitare orrore nel giovane del XXI secolo o non è forse opportuno che egli conosca che, accanto ai primi, vi sono altre località, anche in Italia, il cui ricordo è legato alle più truce espressione del degrado a cui più giungere il comportamento dell’uomo? Si pensi alle fosse di Katyn, alle foibe della zona di Trieste, al massacro di civili a Marzabotto, alle Fosse Ardeatine e, andando avanti nel tempo, a tutti i luoghi in Italia, in Europa, in altri Paesi fuori d’Europa in cui, in fasi storiche a noi più prossime, si sono consumate forme di violenza efferata ad opera di etnie o di gruppi organizzati.
Vista sotto questo aspetto, la scelta della Provincia, se giudicata con mente aperta e serena, non sarà più liquidata come una inqualificabile ed antistorica scelta di campo ma sarà considerata per quello che effettivamente è: lo stimolo ad una riflessione a più ampio raggio, da compiersi attraverso il confronto e la discussione, abbandonando bieche posizioni preconcette.”