Comincia bene la trasferta di Firenze; ad accompagnarla ci sono i risultati degli anticipi: Il Brescia si arrende al Palermo, il Catania cede a Parma. Bisognerebbe dunque non uscire da Firenze a mani vuote per progredire significativamente in classifica e dare continuità ai risultati positivi.
Il risultato finale è un pareggio per uno a uno sul quale pesa un calcio di rigore che Di Michele ha sparato contro la traversa e qualche dubbia situazione in area viola. Il modulo scelto da Di Canio è un 4-3-1-2 alquanto virtuale; in realtà si gioca con un centrocampo rinforzato, infoltito dai ripiegamenti di Jeda e Di Michele che vere e proprie prime punte non sono.
L’iniziativa è subito della Fiorentina che tenendo alti D’Agostino e Montolivo costringe il Lecce a proteggersi confidando nelle ripartenze; ed è Di Michele, infatti, a sfiorare il secondo palo di Boruc con un diagonale insidioso al minuto 16. La risposta dei viola giunge al 19° con Rosati che conferma lo splendido stato di forma salvando la sua porta. Al 24° Munari teleguida un cross perfetto per la testa di Di Michele, smarcato a centro area, la cui inzuccata è tanto facile quanto centrale tra le braccia di Boruc. La Fiorentina fa la partita, ma il Lecce è pericolosissimo in contropiede.
Al 28° il Lecce passa con Di Michele: Olivera ruba facilmente il tempo ad uno stralunato De Silvestri e scodella al centro per la volè di Re David. Ancora! Al 40° Pasqual sgambetta Di Michele lanciato in are a; è calcio di rigore in aggiunta al giallo che per il viola potrebbe essere rosso. Calcio di rigore affidato al suo legittimo proprietario, Di Michele che spara contro la traversa sprecando l’occasione del raddoppio.
Si chiude così la prima frazione che ha visto, diciamola così, la Fiorentina fare molto fumo e il Lecce rosicchiare l’arrosto; mannaggia a quel calcio di rigore: dirò, per restare in tema di arrosto, che è stato come una costata ben arrostita che ti cade nella brace ardente proprio quando la infilzi sulla graticola per posarla nel piatto. C’è anche da sottolineare che il Lecce ha badato egregiamente a chiudere le fasce onde evitare che da lì partissero i cross per la testa di Gilardino il quale, infatti, non ne ha ricevuto uno che sia uno.
Al via della ripresa si capisce subito che i viola continuano a far confusione senza mai trovare uno spiraglio favorevole; per premere premono, ma le idee sono come congelate. Passano tuttavia al 10° grazie ad una specie di carambola tra Gamberini e Gila che di testa insacca. Solo due pinuti per vedere ancora Gilardino svettare di testa impegnando Rosati. Giallo al 17°, ma è per Jeda che si lascia cadere in area, così decide l’arbitro, su un lievissimo contatto con Boruc. Il Lecce continua a combattere su ogni palla senza mai concedere agli avversari un solo centimetro di libertà: il ritmo continua ad essere vertiginoso, la palla viaggia da una metacampo all’altra senza che i giocatori si concedano qualche attimo di palleggio tonificante: che anima questo Lecce, e che atteggiamento!
E’ naturale che affiori un pò di stanchezza, ma nessuno alza bandiera bianca; anzi c’è ancora la forza, se non la lucidità, per insidiare l’area viola attaccando talvolta a pieno organico. Va avanti così anche nei quattro minuti di recupero; al triplice fischio il Lecce porta a casa un punto strameritato, un punto che fa classifica, che fa continuità di risultati ed anche di prestazione.