La seduta monotematica del Consiglio regionale sulle internalizzazioni in sanità si è aperta con la relazione dell’Assessore alle politiche della salute, Tommaso Fiore. “Il processo di internalizzazione dei lavoratori in Puglia – ha detto l’assessore – è molto ampio. In occasione del censimento fatto a suo tempo
per avere una fotografia delle situazione nella regione è emerso, infatti, che su un totale di circa 38.000 dipendenti del Servizio sanitario regionale, ben 7300 risultavano esternalizzati con effetti distorsivi nel mercato del lavoro e spesso di mancato rispetto dei contratti”. “Nei processi di esternalizzazione – ha sottolineato Fiore – si sono verificate situazioni in ragione delle quali, dopo l’aggiudicazione dell’appalto, si è spesso proceduto al una estensione del numero degli addetti in una logica clientelare finalizzata all’acquisizione del consenso. Il Governo regionale ha cercato di mettere le mani in questo intreccio, introducendo regole certe e puntando ad una maggiore economicità ed efficienza”.
Sono state costituite così, sulla base della legislazione statale vigente, societa’ private partecipate pubbliche al 100 % con il compito di procedere alla internalizzazione di questi lavoratori.
“La prima società in house è stata costituita presso la ASL FG dove il fenomeno degli esternalizzati risultava più accentuato e dove sono stati registrati – ha puntualizzato il responsabile della sanià pugliese – conseguentemente risparmi significativi, un miglioramento qualitativo dei servizi, una riduzione del part time del 50%, (laddove tra gli stessi lavoratori esternalizzati un 50% era già in part time) e un tasso di assenteismo inferiore all’1%”.
“Ho commesso un errore di ingenuità – ha aggiunto -: l’aver ritenuto che avere inserito una norma specifica in merito nella legge regionale omnibus sarebbe stato sufficiente a condurre in porto il processo. Invece è accaduto esattamente il contrario visto che la norma è stata utilizzata abbondantemente per creare elementi di frizione tra i Governi nazionale e regionale nell’ambito del Piano di rientro”.
In ossequio a quest’ultimo il Consiglio regionale ha approvato il 22 settembre scorso la legge regionale che blocca il processo di internalizzazione, salvaguardando le procedure già avviate.
“Anche questa posizione è stata ritenuta insufficiente – ha detto Fiore – ed oggi ci si ritrova in una condizione di grossa difficoltà. Occorre ricordate che tagliare sulla sanità comporta una riduzione del PIL regionale dello 0,5% peraltro in una contingenza di crisi economica come quella attuale, con una grave compromissione della tenuta del lavoro. Occorre, dunque, fare uno sforzo comune per riaprire questa tavolo, salvaguardando le realtà che si sono determinate, partendo da risultati positivi registrati nell’auspicio che prevengano sugli elementi ideologi”.
Ignazio Zullo (Pdl): “Vi abbiamo accompagnato in questo processo, noi storicamente siamo il partito della disponibilità nei confronti di chi ha bisogno. Ma non si può garantire la libertà se non c’è verità e noi cerchiamo in questa vicenda di portare avanti un discorso di verità a tutto campo.
Abbiamo il dovere di affrontare la questione occupazionale di tutti, anche di quei giovani che non sono sulla scena, ma hanno gli stessi problemi.
Sono del parere che sia necessario pensare alla garanzie degli stabilizzandi oltre che degli internalizzandi, tenendo conto che i primi partono da una condizione di svantaggio in quanto sono in una maggiore condizione di precarietà, una instabilità assoluta.
Franco Pastore (Sel): Quello del lavoro è un grande tema. Senza l’affermazione del lavoro non c’è prospettiva. Ritengo che questo processo di internalizzazione sia importante per restituire serenità a molte famiglie, perché un nucleo familiare senza lavoro non può essere sereno e di conseguenza non ha la speranza per il futuro ad illuminare il cammino.
Davide Bellomo (I pugliesi): La vostra concezione dello stato confligge con quella nostra. Le vostre operazioni riconducono ad un’idea di società dove non esiste il concetto di libero mercato, dove esiste lo stato che assiste senza pensare minimamente alla qualità dei servizi che si offrono ai cittadini o alla mission di ciascuna struttura ospedaliera, nella fattispecie di cui parliamo. Il vostro modello di stato è molto vicino a quello della peggiore repubblica sovietica.
Arcangelo Sannicandro (Sel): La nostra posizione è chiara. Crediamo fermamente che i lavoratori non debbano vivere in un regime di sudditanza dal datore di lavoro, la schiavitù l’hanno abolita da un pezzo. Non occorrono molte carte giustificative per dimostrare che attraverso questo processo la Regione attiva procedure virtuose dal punto di vista della spesa pubblica.
Giammarco Surico (Pdl): “Occorre sgomberare il campo da un equivoco di fondo che potrebbe simulare anche atteggiamenti demagogici nei confronti dei lavoratori che hanno bisogno di atti concreti e non di parole e promesse che non potranno mai essere mantenute: oggi non siamo qui a dire sì o no alle internalizzazioni. La conferma del sì è fuori discussione. Sono pronto ad aprire da subito un tavolo serio di discussione su come garantire i diritti a questi lavoratori e a riscrivere un patto per la salute sulla base di quanto deciderà la Corte e dell’eccezione riferita alle modalità di assunzione nelle società in house che, evidentemente, non possono prescindere dagli strumenti dell’evidenza pubblica Invito ancora una volta il governo Vendola e tutta la maggioranza di centrosinistra ad assumere un atteggiamento realistico. Oggi è necessario fare quadrato per affrontare nodi tematici importanti e per evitare che questi lavoratori, come tanti altri che vivono una situazione di precarietà, siano penalizzati da scelte che ritengo debbano essere riscritte e su cui ci si può assumere tutti insieme un impegno serio. Da quest’aula non può venir fuori una unanimità a prescindere. In questa aula, invece, si può e si deve venire per riscrivere le regole e un patto a garanzia dei lavoratori”.
Rocco Palese (Pdl): La tutela dei posti di lavoro è un valore nel quale noi da sempre crediamo e la storia lo ha dimostrato abbondantemente. Prova ne sono tutte le leggi che portano il nostro marchio e attraverso le quali abbiamo garantito il posto di lavoro a tantissimi giovani e meno giovani. Detto ciò, è chiaro che non è questo il tema sulle internalizzazioni. Il tema è, invece la certezza di garantire realmente il lavoro attraverso procedure che siano corrette e inoppugnabili. Per questo abbiamo sostenuto la necessità di attivare tutte le procedure di evidenza pubblica, per regolamentare l’accesso del personale e porre in essere questi meccanismi. Siamo pronti a sederci introno ad un tavolo per lavorare in questo senso. Ma soprattutto siamo disponibili a verificare nell’ipotesi di bocciatura della Corte Costituzionale, tutte le soluzioni possibili per risolvere immediatamente il problema e garantire con atti concreti, realmente i lavoratori.
Mi auguro che la mia posizione sia chiara per evitare ulteriori ingiustificati attacchi personali.
Patrizio Mazza (Idv): Oltre a questi lavoratori che avranno la fortuna di essere “deprecarizzati”, di uscire da questo limbo di difficoltà attraverso le internalizzazioni, voglio fare presente al Consiglio regionale che purtroppo sono tanti i giovani o meno giovani, che non hanno ancora alcuna speranza per il loro futuro lavorativo. Credo che si debba dare voce anche a queste categorie.
Quella delle internalizzazioni è una scelta che qualifica la giunta di centrosinistra.
Francesco Laddomada (LaPpV): L’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro che rappresenta la fonte primaria di serenità per il benessere di tutti gli esseri umani. Non può esistere la felicità senza lavoro, soprattutto per le famiglie. Una famiglia se non ha la garanzia del lavoro non può essere un nucleo pienamente sereno.
Massimo Cassano (Pdl): L’intervento dell’assessore Fiore è stata una pagina di vera demagogia. Emerge tutto il connotato elettoralistico di questa operazione senza che via sia alcuna possibilità reale di risolvere i problemi della gente. Sarebbe giusto, invece individuare il metodo corretto per risolvere il problema, anche alla luce del ricorso alla Corte Costituzionale che incombe su questa materia. L’unica cosa seria da fare è attivarsi subito per porre in essere le procedure corrette partendo dalle motivazioni del ricorso. Siamo disponibili a discutere in tal senso. Sarebbe bastato seguire semplici regole, verificare l’esistenza di requisiti elementari e basilari di questi lavoratori per garantire loro un futuro stabile e la tanto agognata internalizzazione. L’unica via per tutelare davvero i lavoratori è attendere la sentenza della Corte e poi sedersi al Tavolo già annunciato dal Governo nazionale per trovare una soluzione logica, legittima, certa e definitiva e, così, aiutare davvero i lavoratori”.
Orazio Schiavone (Idv): Noi abbiamo un’idea precisa di quello che vogliamo per la Puglia. Vogliamo sicuramente combattere la precarietà soprattutto quando diventa la regola nella società. Un’idea chiara su come intervenire per consolidare situazioni di lavoro preesistenti. Non si può disconoscere la gravità del momento e anche in forza di questa considerazione non potevamo non attivare questa procedura, ci sembrava l’unica strada possibile. Quello del governo Vendola è un tentativo coraggioso. Vogliamo coltivare la speranza di una politica migliore che metta al centro il senso etico dell’azione politica.
Michele Ventricelli (Sel): Noi abbiamo un altro modo di concepire il lavoro. Abbiamo dimostrato che lo strumento delle internalizzazioni rappresenta una scelta importante. Oggi occorre cogliere la disponibilità del centrodestra e aprire subito un tavolo di confronto alla luce delle dichiarazioni del presidente Palese. Una disponibilità che si riferisce soprattutto all’ipotesi di bocciatura da parte della Corte Costituzionale. Chiusa la partita delle internalizzazioni è necessario aprire in aula un dibattito sulla questione lavoro, in generale, in riferimento a tutti quei giovani che da tempo aspettano che affiori una speranza per il loro futuro.
Euprepio Curto (Udc): Il tema fondamentale di oggi, la domanda che bisogna farsi è: cosa succede se la Corte boccia la legge sulle internalizzazioni? Di questo bisogna occuparsi per essere seri e per affrontare l’argomento lontano dal sospetto che vi siano solo atteggiamenti di facciata.
Noi diamo per buona la vostra scelta anche nell’ottica della certezza del risparmio, ma non possiamo avere un atteggiamento fideistico, vorremmo vedere le carte che dimostrano questo.
Giuseppe Lonigro (SEL) . Occorre ridare dignità ai lavoratori. A tal fine è necessario che il Consiglio regionale approvi un ordine del giorno che consenta di riaprire il dialogo con il Governo nazionale in merito a quanto previsto nel Piano di rientro per le internalizzazioni. Occorre considerare anche il blocco del turn over, che rischia di mettere alcune strutture sanitarie nelle condizioni di dover chiudere per mancanza di personale.
Francesco Damone (La Puglia prima di tutto)
Si tratta di un dibattito inutile, visto che la gestione delle internalizzazioni è stata condotta in maniera demagogica sulla pelle dei lavoratori. Ora, fino alla sentenza della Corte Costituzionale che porrà un elemento di chiarezza su tutta la questione, la maggioranza che governa la Regione Puglia deve rispondere ai lavoratori strumentalizzati assumendosi tutte le responsabilità.
Giuseppe Romano (PD). La decisione è politica e deve puntare al miglioramento della qualità del Servizio sanitario regionale. In questa ottica la questione da porre con forza al Governo nazionale non è solo quella delle internalizzazioni, ma riguarda anche la proroga dei progetti che sono in corso di scadenza in Puglia che concorrono alla attuazione dei Livelli assistenziali di assistenza (LEA) e la rimozione del blocco del turn over, onde consentire la sostituzione del personale che va in quiescenza.
Giannicola De Leonardis (UDC).Premesso che si è tutti d’accordo sulle internalizzazioni, occorre una valutazione precisa sui costi. A questo riguardo occorrerebbe una commissione di studio specifica che dovrebbe verificare anche se il modello Sanita Service di Foggia puo’ essere allargato anche nelle altre realtà sanitarie pugliesi. Internalizzare, infatti, significa caricarsi anche di oneri aggiuntivi (ad esempio, la sicurezza del lavoro), perché a un servizio migliore corrispondono anche costi maggiori.
Maurizio Friolo (PdL).La seduta odierna del Consiglio regionale andava fatta prima del Piano di rientro, nella consapevolezza che una volta sottoscritto lo stesso impegna le parti ad applicarlo. L’ordine del giorno non risolve il problema perché gli accordi firmati vanni rispettati. L’internalizzazione, comunque, non è stata equa: andava uniformata in tutta la regione senza creare situazioni di difformità tra una provincia e l’altra.
Salvatore Negro (UDC).L’ordine del giorno è la dimostrazione che il Consiglio regionale non è indifferente rispetto alla situazione di disagio dei lavoratori. Con l’approvazione di tutti i gruppi politici potrebbe avere le forza per aprire un tavolo tecnico con il Governo nazionale, per valutare l’utilità del processo di internalizzazione nel rispetto della prossima sentenza della Corte Costituzionale.
Antonio Gianfreda (Italia dei valori).Si tratta di un dibattito virtuale. Occorre un ripensamento delle modalità di applicazione delle internalizzazioni. Anche se dovesse esserci una sentenza sfavorevole della Corte Costituzionale si potrà trovare un percorso per portare a compimento le internalizzazioni. Non bisogna, tuttavia, trascurare i problemi derivanti dal blocco del turn over.
Domi Lanzillotta (PdL).Occorre ritirare l’ordine del giorno ed elaborare in tempi ristretti un regolamento con le modalità per l’applicazione organica dell’istituto della internalizzazione, In questa maniera decadrebbero i motivi dell’impugnativa presso la Corte Costituzionale.
Michele Losappio. L’unico strumento che potrebbe consentire lo sblocco della situazione è quello dell’ordine del giorno sul quale occorre anche il voto favorevole dell’opposizione.
Antonio De Caro (PD) . Non bisogna lasciare nulla di intentato. Occorre, quindi, la sottoscrizione di un appello al Governo nazionale e una seconda riunione del Consiglio regionale per esaminare il problema del rinnovo dei contratti dei lavoratori precari. Come ha detto anche il Governatore della Banca d’Italia occorre stabilizzare i precari per essere più competitivi. E’ necessario mettere da parte, quindi, le ideologie per perseguire questi obiettivi.
Internalizzazioni: l’intervento in aula di Vendola
“Oggi bisogna misurare le parole perché siamo alla ricerca di una intesa.” Esordio mirato a convincere il centro-destra a convergere sull’ordine del giorno in tema di internalizzazioni presentato dalla maggioranza, ma sostenuto anche dall’Udc, quello del presidente Nichi Vendola.
“Rinuncerò ad interloquire con molte delle parole in libertà che ho ascoltato oggi – ha proseguito il presidente della Regione che ha dato atto all’opposizione ed in particolare al capogruppo del Pdl, Rocco Palese, di aver avuto un atteggiamento responsabile di fronte al tema della precarietà.
Sull’argomento Vendola ha incentrato gran parte del suo intervento: “Il precario è un lavoratore debole sul mercato, un disinformato gestibile al peggio delle logiche mercantili. La precarietà – ha aggiunto – mina alle fondamenta la qualità del servizio, tanto che mai è stata vista come valore. Per indicarla si fa ricorso ad un altro termine, si parla di ‘flessibilità’ che può esistere solo se c’è piena occupazione”, in caso contrario è precarietà camuffata, infingimento.
Vendola ha poi ammesso come la politica, negli ultimi trent’anni, abbia smesso di occuparsi di lavoro, ritenendo il tema oggetto solo di relazioni industriali, dimenticando come il “lavoro sia l’elemento fondante della nostra Repubblica.”
Poi Vendola ha parlato della sua esperienza di persona impegnata in politica, di come utilizzare “il grande potere” che sei anni fa gli è derivato dall’elezione a presidente della Puglia, una “grande regione”, e della possibilità di “non assecondare quello che si presenta come se fosse natura e la precarizzazione del mercato del lavoro non è natura, è scelta politica, sociale ed economica.”
Vendola non ha mancato di ricordare il confronto avuto con il ministro Giulio Tremonti “l’ho invitato a venire a farci le pulci sulle internalizzazioni, ho chiesto di sentire dalla voce dei precari le loro storie personali per accertarsi dei rischi a cui si espongono le esternalizzazioni e l’ho invitato a verificare la bontà economica dell’operazione, perché l’internalizzazione dei servizi sanitari, sino a febbraio, faceva parte delle voci di risparmio del piano di rientro”.
Sotto l’aspetto politico Vendola ha denunciato il fatto che “la Puglia non ha avuto lo stesso trattamento che il governo ha invece riservato ad altre regioni” ed ha citato ad esempio i contributi concessi dal governo centrale ai comuni di Roma, Catania ed alle municipalizzate di Palermo per ripianare i loro bilanci.
Infine, prima dell’apertura all’opposizione (“noi abbiamo bisogno di voi”), Vendola si è rivolto alla sua maggioranza: “si può ritoccare qualcosa (nel piano di riduzione dei posti letto n.d.r.), ma a saldi invariati. Si possono trovare miglioramenti, purchè le cifre collimino, altrimenti finiamo in zona retrocessione ed il passo successivo è il commissariamento della sanità”