Cosa ti ha spinto a intraprendere questo lavoro?
Fin dai tempi dell’infanzia mi sono sempre divertita a disegnare e creare figure antropomorfe (di dubbia natura talvolta). Questa mia incontrollata passione mi ha in seguito portato alla frequentazione, ovvia, di scuole quali il Liceo artistico e l’Accademia di Belle Arti; il percorso è andato da sé.
Il mio è un lavoro indipendente, si tratta di una scelta razionale, non potrei mai farne a meno: l’arte ha sempre fatto parte della mia vita.
Quali aspetti formali e contenutistici hanno influenzato il tuo percorso artistico?
Apprezzo molti artisti: i miei interessi si snodano nel settore pittorico, cinematografico, fumettistico. La lettura di alcuni testi ha avuto singolare influenza nel mio percorso artistico, mi sono avvicinata a molti autori perché mi identificavo in certi aspetti della loro poetica; prendo quello che mi serve, vado avanti, poi ricerco ancora.
Esiste nella sua pittura un filo conduttore, un denominatore comune?
Attraverso il linguaggio non verbale della pittura ho cercato di far affiorare in superficie (o formalizzare) gli elementi latenti della semantica che circolano negli abissi dell’inconscio. Alcuni concetti li estrapolo attraverso un processo simile a quello della maieutica, dalla mia stessa opera. Si tratta di circolo vizioso e ricerca spasmodica, mutazione costante.
Quale punto di vista adotti nel rappresentare la realtà che ti circonda?
Non si tratta proprio di un punto di vista, non credo di averne uno preciso. Rappresento la realtà secondo il mio modo di vedere le cose (significato e significante). La speranza è di essere utile sia a me stessa che ad un secondo elemento che guarda le mie opere, come certi autori sono lo sono già stati per me.
Arte figurativa, arte astratta. Occorre necessariamente scegliere uno dei due percorsi o questi due possono convivere?
Ho sempre creato immagini riconoscibili, quindi figurative. Alle volte ho unito queste immagini a sfondi “non definiti”, amalgamando le due cose. La scelta corre di pari passo alla strenua investigazione che affronta il pittore.
Si può ancora parlare di originalità? Cos’è per te l’originalità?
L’originalità è una solitudine dello spirito, diceva Arturo Graf.
Originale è qualcuno che sa esprimere i contenuti nell’impasto del proprio spirito.
Come rappresenteresti l’Italia di oggi?
Non mi sento di appartenere a un posto preciso. Guardando il mio paese natale non posso far altro che pensare a una realtà effimera, minestrone e reiterante farsa.
E’possibile visionare le opere di questa straordinaria artista salentina al seguente indirizzo:
http://www.facebook.com/pages/Alessandra-Sessa-Pittrice/137406342977454