Cesena mai domo, lo avevamo anticipato nel pezzo di presentazione della partita, Cesena che il gol del pari lo mette a segno nei minuti di recupero probabilmente con qualche complicità dello stesso Lecce apparso, nei minuti finali, propenso ad occuparsi quasi esclusivamente della custodia del risultato favorevole che andava maturando.
Il vantaggio conseguito con il colpo di testa di Corvia con palla respinta ben oltre la linea poteva essere arrotondato in più di una occasione quando le ripartenze del Lecce avevano portato i giallorossi in situazioni favorevoli non sfruttate al meglio. Sorvoliamo sul calcio di rigore assegnato al Cesena con un pò di disinvoltura interpretativa e sbagliato da Budan o annullato da Rosati, e saltiamo alle fasi finali del confronto, quelle decisive: Chissà, ma è una ipotesi non dimostrabile, chissà se un Lecce che avesse mantenuto in campo una punta (fuori Jeda e Corvia) avrebbe potuto tenere in allarme i difensori romagnoli impedendo loro di partecipare all’avvio dell’assalto finale; non lo sapremo mai. Chissà se inserendo un giocatore capace, molto capace, di tenere palla portando a spasso l’avversario (un Piatti, per esempio) questi non sarebbe stato in grado, meglio di altri, di far trascorrere quella manciata di secondi che è poi servita al Cesena per pareggiare il conto! Neanche questo sapremo mai. E invece Mesbah, ma non lo incolpiamo per questo, ricevuta la palla oltre la metà campo, non ha trovato da fare di meglio che sparare un tiro più pretenzioso che pericoloso scagliandolo dalla lunga distanza anzichè tergiversare, guadagnare la zona bandierina d’angolo, magari conquistando un prezioso calcio di punizione vista la fretta di ripartire che animava il Cesena.
Tutto questo discutere trova giustificazione soltanto nei due punti svaniti ? ? ?
Si! Si perchè i punti sono tre (uno è andato al Cesena diretta concorrente) e perchè quella che poteva essere un “mazzata” psicologica per i romagnoli si è trasformata in una formidabile trasfusione di ottimismo, ma per loro.