Chi ha titolato “Il Lecce grazia la Fiorentina” ha colto l’essenza della partita. Non c’è stato momento durante il quale il Lecce abbia dato l’impressione di poter cedere, anzi ha ribattuto colpo su colpo…
Nel valutare questa partita non si può sottacere sul fatto che si sia al terzo risultato utile consecutivo, cosa mai successa finora, e che in queste tre partite si siano realizzati ben cinque punti, di cui quattro fuori casa, e contro avversari del calibro di Milan, Lazio e Fiorentina. Se non è un’impresa, poco ci manca! Ma questa ultima partita, dinnanzi al punto di domanda se trattasi di “due punti persi o di un punto guadagnato”, ha una sola ed inequivocabile risposta: si tratta di due punti persi che, speriamo, non si debbano rimpiangere più avanti. Per come il Lecce ha giocato, per le occasioni avute, per come ha, anche, sprecato era la sola ed unica squadra che avrebbe meritato assolutamente la vittoria. E’ ovvio di come ci sia un grandissimo rimpianto per questa opportunità non colta, soprattutto dopo aver interpretato il confronto meglio della Fiorentina. C’è stata indubbiamente una crescita di questo gruppo che, forse, si è amalgamato o ha trovato, o sta trovando, un equilibrio, sempre invocato, che ha rappresentato, per noi tifosi, più la croce che la delizia.
E’ di nuovo un Lecce fuori dalle zone calde della retrocessione sia pure per poco. Ma qualche dato conforta per poter azzardare una previsione più rosea: in tre partite, che avrebbero fatto tremare chiunque, la squadra ha realizzato quattro reti incassandone solo, e sottolineo solo, tre che, alla luce delle valanghe di gol subiti finora, rappresentano se non un miracolo qualcosa che si avvicina. Forse l’innesto di Tomovic può aver dato più sicurezza al reparto difensivo dal momento che si è assistito ad un sensibile miglioramento delle prestazioni di Gustavo e Fabiano, forse il dinamismo e la voglia di sacrificarsi di Olivera ha dato ulteriore vivacità alle caratteristiche dinamiche di Di Michele, quelle tecniche non sono mai state messe in discussione, forse anche De Canio si sarà convinto di come sia più opportuno puntare su un telaio base sul quale innestare, di volta in volta, le seconde linee. Ho messo molti “forse”, ma per certo si vede che si tratta di un Lecce ben diverso da quello visto qualche mese fa. Non mi si venga a raccontare la favoletta che anche prima il Lecce giocava bene, perché una squadra gioca bene se i suoi interpreti sono quelli giusti, in quel momento, e nelle posizioni giuste sul campo; con undici Maradona non si fa squadra e la prestazione non dipende dal possesso palla ma, è cosa più credibile, dal numero di falli fatti ed il Lecce sotto questo aspetto ha migliorato moltissimo.
Ma detto questo, il problema è risolto? Non proprio, anzi per niente. Contro Palermo, Napoli, Milan, Lazio, Fiorentina, il Lecce non ha “dovuto fare” la partita ma, piuttosto, ha “ribattuto” colpo su colpo alla partita che dovevano fare queste squadre; aspettiamo, per valutare la crescita, di vedere come il Lecce saprà fare la partita quando sarà chiamato a tenere in mano il pallino del gioco; questa opportunità sarà verificabile contro il Cesena, squadra molto ostica e pericolosa che ha dato fastidio a qualche grande o presunta tale. Vincere è importantissimo perché potrebbe riequilibrare i tre punti lasciati a Cesena, ma vincere con due reti di scarto ci metterebbe in posizione di vantaggio nel caso di arrivo a pari punti.
In queste 17 partite che mancano questi calcoli, e non solo statistici, vanno fatti. In giro ci sono molte insidie e molte trappole che il Lecce dovrà essere in grado di schivare. Per adesso godiamoci queste belle prestazioni, ma non montiamoci la testa e stiamo sempre con i piedi per terra!