La giornata di studio ha mosso i suoi passi dall’analisi dei dati delle dichiarazioni ISEE presentate dalle famiglie pugliesi per richiedere l’accesso a prestazioni sociali agevolate (mensa, trasporto, asilo nido, prestazioni domiciliari, residenziali e a ciclo diurno) per arrivare a dichiarare aperto un cantiere per la rideterminazione dei criteri di accesso alle prestazioni.
Il 44 % circa dei nuclei familiari residenti in Puglia, cioè 553 mila famiglie richiedono la certificazione ISEE per accedere a condizioni agevolate ad alcune prestazioni sociali, sanitarie, scolastiche e universitarie e nell’ambito della “popolazione ISEE” il 7,9% delle famiglie dichiarano ISEE pari a ZERO, cioè risultano sul piano reddituale e patrimoniale nullatenenti e il 44% delle famiglie dichiarano un ISEE compreso tra 0 e 6.000 euro.
Già questi dati evidenziano che la scelta del regolamento regionale che la Puglia ha adottato a gennaio del 2007 è stata estremamente garantista nei confronti delle famiglie: si fissava infatti a 7.500 euro la soglia di gratuità di accesso ai servizi residenziali e semiresidenziali. Ma dall’altro lato si evidenzia la fatica che fanno i Comuni a reggere questa soglia di gratuità rispetto agli oneri economici per i bilanci comunali, perché quasi la metà delle famiglie meno abbienti avrebbe i titoli per accedere gratuitamente.
In realtà molte sono le difficoltà di applicazione dello strumento ISEE per selezionare le condizioni di accesso: innanzitutto nelle famiglie ISEE pari a 0 occorrerebbe scovare la massa degli evasori, in secondo luogo occorre definire chiaramente se considerare la situazione economica del solo assistito ovvero quella del nucleo familiare, in terzo luogo se considerare ai fini della determinazione della situazione economica anche i redditi a ogni titolo percepito (comprese indennità di accompagnamento, pensioni di invalidità, ecc..) piuttosto che il reddito imponibile, sistematicamente inferiore.
Nell’ambito di tutte queste criticità, che vedono, ovviamente contrapposti gli interessi dei Comuni, insieme a quelli dei soggetti gestori delle strutture sociosanitari, rispetto agli interessi delle famiglie, occorre peraltro considerare che l’ISEE per come è calcolato oggi non tiene in nessun conto il maggiore o minore carico di cura che le famiglie hanno e, tra tutte le famiglie numerose, le famiglie con bambini 0-36 mesi, le famiglie con disabili e persone non autosufficienti.
“E’ proprio con riferimento alla capacità di tutelare le famiglie più fragili e più delicate – dichiara l’Assessore al Welfare della Regione Puglia, Elena Gentile – che ci stiamo preoccupando di trovare lo strumento e i criteri migliori per regolare l’accesso alle prestazioni. Di sicuro sarà necessario fare scelte coraggiose, insieme a tutto il partenariato istituzionale e sociale, perché questo è il tempo di concentrare le risorse sulle situazioni di maggiore bisogno, e di saperle individuare il più precisamente possibile”.
Al Seminario, hanno partecipato le rappresentanze regionali dell’ANCI, delle organizzazioni sindacali, di Lega Coop e ConfCoop, del forum delle associazioni familiari, delle principali associazioni di tutela dei diritti dei disabili, ma soprattutto numerossimi amministratori e funzionari dei Comuni impegnati in prima linea nella attuazione dei Piani Sociali di Zona e dei servizi sociali per le famiglie.
Tra i principali risultati del seminario è opportuno richiamare in primis la cautela nei confronti di una adozione generalizzata del “quoziente Parma”. Molto positivo che il Quoziente Parma voglia riconoscere il valore sociale delle famiglie senza modificare la scala di equivalenza ISEE, e quindi senza le implicazioni applicative connesse alle funzionalità INPS; così come la sostituzione degli scaglioni ISEE per le fasce di compartecipazione con una formula che consente la determinazione di una tariffa individualizzata connessa al singolo valore ISEE. Ma occorre valutare attentamente l’impatto immediato sui bilanci comunali che proprio in questa fase sono già fortemente penalizzati dai tagli dei trasferimenti erariali e dei fondi finalizzati per le politiche sociali. Inoltre il beneficio sarebbe rivolto esclusivamente all’accesso a determinate prestazioni, tralasciando la possibilità di alleviare il costo quotidiano connesso alla crescita dei figli e all’acquisto privato di servizi di conciliazione: per questo uno strumento più direttamente rivolto a ridurre il carico fiscale delle famiglie sarebbe più generalizzato e soprattutto non grava direttamente sulla capacità di tenuta dei Comuni nella erogazione dei servizi sociali e sociosanitari.
Altro risultato determinante è la necessità di riaprire la concertazione con il partenariato sociale per rideterminare la soglia di esenzione, i soggetti chiamati a compartecipare, le modalità di applicazione dell’ISEE.
“La Puglia ha già fatto scelte molto innovative 4 anni fa, con il regolamento regionale n. 4/2007, per esempio modificando la scala di equivalenza dell’ISEE, e oggi dovrà guidare il fronte delle Regioni che dovranno recepire le buone pratiche già sperimentate da alcuni Comuni, e soprattutto trovare una buona sintesi tra la giurisprudenza che si va consolidando su questa materia, la necessità di equilibrio finanziario per i Comuni e la volontà di valorizzare il valore sociale delle famiglie”, dichiara l’Assessore Gentile.
Con la certezza, come annunciato dal Direttore Generale del Ministero del Lavoro e Politiche Sociali, Raffaele Tangorra, che questo argomento sarà centrale anche al tavolo del federalismo regionale e municipale per la determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni e che quindi, la riforma regionale andrà di pari passo e dovrà essere coerente, con la riforma nazionale.