Correva l’anno 2011 e c’era chi, come Gioberto, per sbarcare il lunario, si adattava ad ogni tipo di lavoro. Quello più richiesto, riguardava la vendita e lui, ormai, era diventato un vero campione del porta a porta.
Giovane, alto, affascinante, bello e ricciolino castano, colto, maestro di simpatia, affabulatore, non conosceva limiti. Chiunque, vedendolo, gli apriva e, incantato da tanta maestria, non sapeva dirgli no.
Aveva venduto di tutto nei suoi ventisei anni di vita: abbonamenti, riviste, pc, i prodotti più disparati, anche fra le nuove proposte alimentari.
Certo, qualche porta in faccia gli era anche capitata, a chi non succede? E mica solo nella vendita! Tuttavia, lui, facendo tesoro dell’esperienza, aveva imparato a vendere anche quelle.
Forti di questo suo impressionante curriculum, i responsabili di un centro di chirurgia estetica avevano pensato di contattarlo, per quella che ritenevano una missione impossibile: vendere, porta a porta, interventi di quest’arte moderna.
“Oh beh!” – esordì lui, dinanzi a questa proposta – “Confesso che la cosa mi imbarazza un po’, è una categoria di vendita insolita. Non parliamo di bruscolini o chissà che, ma della propria pelle, non è uno scherzo! Anzi, di solito sono le persone a rivolgersi a centri come il vostro, mi meraviglia il contrario”.
“Si, in effetti è vero” – replicò il responsabile – “Non ti dò torto. Tuttavia, noi siamo dei veri pionieri in questo ramo. Stiamo proponendo un nuovo tipo di chirurgia e vogliamo farci conoscere attraverso tutti i canali possibili, incluso il porta a porta; e abbiamo scelto te per questo. Da quello che abbiamo sentito dire in giro di te, sei un vero guru del settore … o no?”.
“Si, si, su questo non c’è dubbio, però ho qualche perplessità!”.
“Allora facciamo così. Ti limiterai a far firmare un consenso a venire qui, a parlare con noi, ad essere contattati per fissare un appuntamento. Cento euro per ogni nominativo che procurerai col consenso, cinquecento per ogni persona che si farà ritoccare. Ok? Ci stai?”.
“E va bene! Proviamo! Detta così, la questione sembra meno gravosa, ma, prima, mettiamo nero su bianco. Sa, a me le strette di mano non bastano”.
“Astuto il figliolo, molto bene! Sei in gamba, mi piaci!”.
Firmato l’accordo, Gioberto iniziò questa nuova attività. Era ovvio che, trattandosi di una questione delicata, doveva dar modo alle persone di poter tastare, in qualche maniera, il risultato di un possibile ritocchino. Allora, come fare? Semplice! Ideare un piccolo programma di fotoritocco, il che per lui non rappresentava un problema, ne era capacissimo.
Questa trovata, unita alle sue doti personali, e al fatto che si trattava di un semplice, primo contatto col centro, costituì un’ottima chiave d’accesso per cominciare ad ottenere dei risultati concreti, tangibili anche economicamente.
Un giorno, durante uno dei suoi giri, gli aprì la porta un signore magrissimo, con accanto quella che lui suppose essere sua moglie, rappresentante, per contro, “la vera pienezza della vita”.
Dopo lo sbalordimento iniziale, cominciò a ragionare da rappresentante: “Questa è una vera, ghiotta occasione. Qui ci sono almeno duecento euro per i nomi e, se accettano entrambi di farsi ritoccare, e forse sarebbe proprio il caso, almeno mille euro”.
“Allora giovanotto? Si può sapere cosa vuoi, o preferisci rimanere lì, a fissarci ancora a lungo?” – domandò il signore, vedendo che Gioberto non spiccicava parola, il che era davvero insolito per lui.
“Cosa? Oh no, mi scusi! Pensavo, sa, ho un po’ di cose da sistemare, e allora … Posso?” – indicando l’ingresso.
“Si, vieni! Sei così sciupato! Ti preparo un buon caffè e una bella fetta di ciambella, ti va?” – chiese la moglie al ragazzo.
“Non si disturbi. Sono certo che sia una cuoca eccellente, ma il caffè sarà più che sufficiente”.
Detto fatto, eccoli intorno al tavolo, a sorseggiare un ottimo caffè arabico, mentre il padrone di casa lo guardava con l’occhio lungo.
“Allora …” – ruppe la moglie il silenzio – “ … dicci pure!”.
Gioberto illustrò, con dovizia di particolari, il business che stava trattando, in una maniera che avrebbe incantato chiunque, ma il marito della signora oppose mille motivazioni: costi, salute, serietà, garanzie e chi più ne ha, più ne metta.
Il ragazzo stava quasi per rinunciare, tanto che, pur stando per lanciare il programma da lui realizzato, preferì chiuderlo, evincendo una notevole ostilità, che non era il caso di forzare, almeno per quanto riguardava lui.
La sua speranza si riaccese notando la scintilla di curiosità negli occhi di lei, alla vista di quella trovata elettronica.
“Le piace?” – le domandò.
“Si, posso?”.
“Certo che può! Le faccio vedere come funziona!”.
“A che serve?”.
“A mostrarle il risultato di un suo possibile ritocco. Se permettete, vi scatto una foto e la carico qui”.
“Oh si! Dai Gioele, fallo anche tu”.
“Ma chi?”.
“E dai! Che male c’è? Così, per curiosità …”
“E va bene!” – sbuffò lui spazientito.
Caricata la foto, taglia qui, incolla là, tira su, stendi giù, la signora era diventata una vera modella. E il marito? Che dire! Sarebbe stato impossibile resistergli!
“Davvero potremmo diventare così? Sarebbe meraviglioso!” – esclamò radiosa lei.
“Si, ovviamente, però dovete parlare con chi si occupa materialmente della cosa. Lascio i vostri nominativi allora?”.
“Si si si! Assolutamente!” – pronunziò decisa lei.
E lui: “L’ha detto lei!” – quasi rassegnato e impotente dinanzi a tanto entusiasmo.
Il più felice era senza dubbio Gioberto, che, ormai, non ci sperava più.
Il centro estetico li ricontattò già il giorno successivo, ma i responsabili stavano per vanificare il lavoro così ben svolto dal loro incaricato. Più che motivarli, li avevano intimoriti e i precedenti dubbi, avanzati a Gioberto, erano divenuti paure e reticenze, così tanto che, alla fine, decisero per il no.
Intuendo loro stessi il mancato affare, i responsabili incaricarono il ragazzo di una seconda visita e lui ci andò.
“Driiiiin” – scampanellando festosamente alla porta.
“Oh, sei tu!” – esclamò la signora aprendogli – “Vieni, accomodati!”.
“Allora, mi dite che è successo? Sembravate così determinati, e poi?”.
“E poi è successo quello che avevo anticipato io” – intervenne il marito – “Ma le pare? Farsi operare con tanta leggerezza? E chi se ne importa se sono brutto? Almeno sono vivo e vegeto!”.
“E dai, non dire così! Io ti ho sposato, no?”.
“Eh! E pure io te!” – guardandola bene.
“Piuttosto giovanotto! Potrei avere quel programmino che mi facesti vedere?” – domandò la moglie, Clementina.
“È meraviglioso! Con quello, senza necessità di interventi, potrei inviare le mie foto ritoccate alle amiche e a tutti quelli che mi hanno sempre presa in giro. Sai che invidia?”.
“E non vorrebbe far diventare realtà quella meraviglia vista su schermo?” – ribattè Gioberto – “Sarebbe meglio di una foto!”.
“Giovanotto?!” – ribatté Gioele – “Lei è proprio tocco se pensa che con un piccolo tocco si possa acconsentire al ritocco. Lo faccia lei se le pare, ma io e mia moglie proprio no!”.
“Ma no, non dirgli così! È tanto carino! Piuttosto, sai che hai davvero il tocco dell’artista? Sei un genio del fotoritocco. Hai mai pensato di dedicarti a questa attività, oppure, con questo metodo, di vendere abbonamenti per palestre? Secondo me, funzionerebbe, eccome! Anzi, consideraci i tuoi primi clienti! Vero Gioele?” – rimarcando sulle ultime parole e guardando il marito con sguardo torvo.
“Vero Clementina” – rispose lui, ma solo per paura della moglie.
Gioberto accolse il suggerimento di buon grado, ma, non volendosi dare per vinto, avendo una missione da compiere, fece una controproposta.
“Ascoltatemi! Se volete, il programma io posso anche vendervelo, tanto è una mia creazione, ma, per darvi modo di tastare la reale bontà dell’offerta del centro e dimostrarvi che non c’è alcun rischio, mi farò ritoccare io, così vi fornirò una prova reale di quanto asserisco”.
“Beh, ma non ce n’è bisogno caro!” – rispose Clementina.
“Io ci sto! Se funziona ok, altrimenti … NADA! Andata?” – porgendogli la mano in segno di scommessa.
“Andata!” – ribatté Gioberto, accogliendo con vigore la mano.
“GIOELE!” – gracchiò la moglie minacciosa al marito.
“Lo ha proposto lui, mica io!”.
Gioberto tornò tutto contento al centro estetico, dove accolsero con entusiasmo questa sua trovata pubblicitaria. Ovviamente, per lui sarebbe stato tutto gratis. Avrebbero operato giusto un ritocchino, lui era già molto bello così, volendo avrebbe anche potuto fingere.
Lui, invece, pensò: “Se sono già bello, non posso che diventare più bello, e visto che è gratis, farò più di un intervento, che mi costa? Quelli che si sono operati prima di me hanno avuto buon esito, perché a me dovrebbe andar male?”.
Ma, come si sa, il troppo stroppia! Così, intervento dopo intervento, Gioberto era diventato irriconoscibile, tanto che il marito della signora Clementina asseriva, sfottendolo, di non conoscerlo e di non aver mai parlato con lui.
Clementina, invece, più magnanima, intuendo che Gioberto si sarebbe dovuto risottoporre a molti interventi, con dei medici seri, lo incoraggiò dicendogli: “Su, su! Un tocco qui, un tocco lì, vedrai che risultato!”, mentre lui, sconsolato, vittima del business, non sapeva dove sbattere la testa.
Fine
Ogni riferimento a fatti, persone, situazioni, è puramente casuale e frutto dell’inventiva del narratore, ed è altresì privo di intenti offensivi