Cambia l’accusa non la sostanza. Il poliziotto leccese, di 48anni, arrestato a Dubai lo scorso 6 dicembre, resta in carcere. Per lui, l’accusa, a differenza di quanto trapelato nei giorni scorsi, non è di detenzione di sostanze stupefacenti, ma di offesa al pudore e condotta sconveniente.
Molestie sessuali, dunque, che il salentino avrebbe posto in essere nei confronti di una passeggera indonesiana, importunata su un volo della compagnia Emirates.
A chiarire le circostanze della detenzione del leccese negli Emirati Arabi Uniti è stato il Ministro Frattini, che, nelle scorse ore, nel rispondere all’interrogazione presentata dal deputato dell’Italia dei Valori, Pierfelice Zazzera, ha precisato che l’agente leccese è finito in carcere per aver importunato una donna. La pena, in questo caso, non è inferiore ai 30 anni di reclusione.
Il 48enne, arrestato all’ aeroporto di Dubai, ad oggi, ha trascorso il suo sessantesimo giorno in prigione. I suoi avvocati difensori, nel frattempo, hanno richiesto una perizia psichiatrica, per stabilire se il leccese fosse capace di intendere e di volere al momento dei fatti che gli sono addebitati.
L’uomo, infatti, è in terapia a causa di alcuni episodi di crisi depressive. Solo dopo la perizia medica, il Magistrato arabo deciderà se disporne il rinvio a giudizio o l’espulsione.
Sull’identità del nostro connazionale detenuto negli Emirati vige il segreto di Stato. La Farnesina, intanto, assicura che la vicenda è seguita passo dopo passo dal Consolato Generale a Dubai, affinchè venga risolta al meglio. Se così non dovesse essere, la speranza è affidata al Sultano che, ogni anno, concede l’amnistia per buona parte degli stranieri arrestati nel suo territorio. Un’ipotesi che, però, costringerebbe il leccese a restare, per ancora tanti mesi, rinchiuso in cella