Gabriele Papadia, 27 anni compiuti appena un mese fa, studente d’ingegneria; Enrico Bergamo, anche lui classe 84, laureato in lingue, di Lequile; Alessandro Spedicati, nato a Lecce, vent’anni e tanta verve: eccoli gli Effetto Doppler, da X-factor all’imminente uscita del loro primo disco.
Li abbiamo intervistati, indagando un po’ sui retroscena del programma televisivo e sui loro progetti futuri.
Fino a pochi mesi fa eravate quasi sconosciuti, poi un incontro in un villaggio e vi ritrovate a X-factor, cosa vi ha spinto ad iniziare questa avventura insieme?
Enrico: L’estate scorsa lavoravo in un villaggio, lì ho conosciuto Gabriele e Alessandro. Mi sono trovato da subito molto bene con loro, condividevamo la passione della musica. Ci siamo incontrati qualche volta per provare e da lì a poco ci siamo ritrovati ai provini di X-factor.
Era la vostra prima volta ai provini di x-factor?
Alessandro: io non avevo mai fatto nessun provino del genere prima dell’estate scorsa.
Enrico: anche per me era la prima volta. Studio musica e canto da sempre, ma non avevo mai pensato di provarci davvero; nonché non fossi tentato, ma ero molto scettico nei confronti del mondo televisivo, era un sogno che tenevo sopito, e nel quale ancora credevo poco, poi per gioco si è trasformato in realtà.
Gabriele: io, invece, avevo fatto diversi provini, sia alle scorse edizioni di X-factor, che ad altre trasmissioni del genere. Ero convintissimo che bastasse aspettare solo il momento giusto, e quest’anno finalmente, ci sono riuscito, potendo contare anche su Enrico e Alessandro.
Come mai avete deciso di cantare in gruppo e non avete, invece, cercato di intraprendere la carriera da solista?
Alessandro: Quando ci siamo conosciuti c’è stata subito una sorta di alchimia tra noi: non solo il giusto feeling, ma anche la stessa voglia di fare e fare bene. Non appena abbiamo iniziato a provare, ci siamo resi conto che le nostre voci si fondevano bene insieme. Il gruppo quindi è nato così, quasi da un giorno all’altro, e dal momento che X-factor è l’unico talent che prevede di poter concorrere in gruppo, ci siamo buttati a capofitto in quest’avventura, credendo nelle nostre possibilità, e nell’armonia vocale e caratteriale che ci connota.
Qual è stato, durante X-factor, e qual è attualmente il rapporto con i giudici della trasmissione? Sentite ancora Enrico Ruggeri?
Gabriele: Con il nostro giudice, Enrico Ruggeri, c’è stata da subito una grande sintonia, si è comportato da amico prima che da giudice. Anche il nostro vocal coach, Fabrizio Palermo, ci ha aiutato molto; essere a contatto con loro ci ha dato modo di crescere non solo musicalmente, ma anche umanamente. Per noi è stata davvero una fortuna aver avuto l’occasione di confrontarci con loro, e li sentiamo spesso tuttora.
Con gli altri giudici ci si vedeva poco, ma con tutti c’è sempre stato un rapporto di trasparenza e rispetto. Ci ha stupito molto Anna Tatangelo: è una persona sincera e molto educata, non oltrepassa mai il limite. Non possiamo dire la stessa cosa di Elio, ma ormai è acqua passata! Mara Maionchi è, invece, esattamente come tutti noi la immaginiamo: una persona profondamente schietta e simpatica.
Dunque che idea vi siete fatti di Elio, che spesso si è lasciato andare a dichiarazioni sgradevoli nei vostri confronti?
Enrico: Elio è sicuramente un grande artista e questo è indiscutibile. Il ruolo di giudice l’ha giocato molto bene, ma non ha mai tenuto conto del confine esistente tra critica costruttiva e offesa distruttiva: una logica quasi machiavellica la sua, che ha premiato la sua caparbietà, oltre ché l’indiscusso talento di Nathalie. Ha tirato fuori tutta la sua ironia, che lo rende un personaggio più che unico nel panorama musicale italiano, anche in quel contesto. Ma per dei giovani artisti, non avvezzi alle regole dello show televisivo, e in un contesto così denso di emozioni, alcune parole a caldo sembrano sortire degli effetti amplificati. Ma noi ad Elio concediamo di tutto, non si può non fare tesoro delle sue critiche.
In un’intervista uno di voi ha parlato di una vera e propria guerra tra i giudici, da cosa credete possa derivare? Pura voglia di supremazia nei confronti dei colleghi oppure logiche televisive dei reality – talent show?
Alessandro: sì, ne ho parlato io, esprimendo un po’ l’idea che ci siamo fatti, analizzando tutto ciò che è accaduto mentre eravamo lì. I concorrenti non sono il focus della trasmissione, ma fanno solo da contorno alle figure dei giudici che, presi un po’ dalla fame di vittoria, un po’ dalle regole della tv attuale, si fanno guerra tra loro.
Nevruz, cosa ne pensate a riguardo? Una lite strumentalizzata dai media o un’incompatibilità artistica e di valori?
Enrico: La lite è nata per futili motivi: lui spesso tralasciava le regole della giusta convivenza e perciò tutti insieme e con il dovuto garbo abbiamo cercato di mettere i puntini sulle “i”. Questo ha generato un po’ di attrito tra noi, ed è sfociato in una lite che aveva come argomento “l’amicizia all’interno del loft”, ma è stato solo un piccolo sfogo, ne è seguito un lungo chiarimento, ma i montaggi frammentari hanno dato una visione del tutto diversa e indubbiamente strumentalizzata.
Siete contenti di come sia andata a finire? Pensate che Nathalie meritasse di vincere? E per chi tifavate?
Gabriele: siamo contentissimi, Nathalie è davvero un talento. Noi personalmente avevamo il cuore diviso in due, da una parte tifavamo per i Chimera, facevano parte della nostra categoria ed erano e sono degli amici per noi, dall’altra c’era Davide, salentino, amico e bravissimo. Ma è stato giusto così, Davide è ancora giovanissimo, ha solo 17 anni e ha tutto il tempo per farsi apprezzare, più di quanto già non lo sia. E lo stesso vale per i Chimera!
Avete spesso detto che per voi l’x-factor “è la sensazione di riuscire a volare mentre si canta e di far volare chi ascolta”, cos’è, invece, per voi, la musica?
Alessandro: La musica è il motore della nostra vita, tutti e tre cantiamo e suoniamo da anni, ci ha permesso di sbattere le ali e pian piano di iniziare a volare, nella speranza che faccia volare anche chi ci ascolta.
Vi siete già distinti nel panorama musicale per diversi concerti di beneficienza in favore della piccola Giorgia e per Cuore amico, dunque la musica è per voi anche impegno sociale?
Enrico: assolutamente sì, la musica non può essere solo leggerezza e spensieratezza, ma deve servire per qualcosa di importante. Dare una mano alla piccola Giorgia ci ha riempito il cuore di gioia; la sua malattia, la sindrome di Berdon, è rarissima; alla famiglia, che abbiamo conosciuto, occorrono molti soldi per poter far sì che Giorgia possa essere operata negli Stati Uniti. Abbiamo cantato per lei insieme, tra gli altri ad Alessandra Amoroso, Pierdavide Carone e i Sud Sound System ed è stato davvero un momento indimenticabile.
Anche l’esperienza con Cuore Amico ci ha emozionato molto, ci hanno voluto come testimonial e ci hanno chiesto di scrivere l’inno, “Un amico per te”, scritto dal nostro Gabriele; non ce lo aspettavamo e siamo stati felicissimi di poter aiutare un’associazione che si prodiga così tanto per il sociale.
Chi di voi compone i testi delle canzoni che state scrivendo?
Alessandro: Ci siamo messi all’opera tutti e tre, ci avvaliamo dell’esperienza di Gabriele, che scrive testi e musica da tempo, e che ha scritto le canzoni che per il momento abbiamo registrato e che speriamo abbiate potuto apprezzare (“Un amico per te” e “Apro gli occhi al mondo”, presentata al festival di Sanremo sezione Giovani di quest’anno), ma ci stiamo cimentando anche io ed Enrico, sempre con la supervisione del nostro responsabile musicale, nonché grande amico, Nando Mancarella.
Quali sono i vostri punti di riferimento dal punto di vista musicale?
Enrico: il mio mito è Michael Jackson, amo molto, però, anche la musica leggera italiana, e soprattutto Francesco Renga, Renato Zero, Eros Ramazzotti.
Gabriele: Jon Bon Jovi su tutti, e poi anche io Eros e Andrea Bocelli.
Alessandro: Mi piacciono molto Tiziano Ferro e Povia, ma per me il top sono e saranno sempre i Queen.
Qual è il vostro rapporto con la televisione? Pensate sia indispensabile partire da lì per riuscire a farsi apprezzare e conoscere?
Gabriele: purtroppo (o per fortuna, visto come è andata a noi!) il passaggio da un talent show è quasi un presupposto fondamentale per poter essere notati da una casa discografica. L’esperienza di chi, prima di noi, è riuscito a sfondare nel mondo della musica la dice lunga su questo. Alle volte, tale processo premia dei talenti innati come Alessandra Amoroso e Marco Mengoni, alle volte non va proprio così e, magari più che il talento, si mettono in luce personaggi mediatici, ma sono queste le logiche del panorama musicale attuale.
In che modo l’esperienza a X-factor vi ha cambiato la vita?
Alessandro: il nostro stile di vita non è cambiato assolutamente, la visibilità che abbiamo avuto a X-factor ci ha solo aiutato a far sì che noi per primi credessimo nelle nostre potenzialità. C’è ancora tanto lavoro da fare per poter realizzare il nostro sogno: riuscire a vivere della nostra musica. Vorremmo lavorare non solo nel nostro amato Salento, ma in tutt’Italia. Infatti a breve inizieremo una tournée che ci porterà “a spasso” con la nostra band a cantare dal vivo in molte piazze italiane.
A proposito quali sono i vostri progetti futuri?
Enrico: a parte la tournée di cui parlava Alessandro, abbiamo tanti live tra febbraio e marzo, tra cui i più imminenti: il 20 febbraio a Nardò, il 26 al Bloom, a Soleto, e i primi di marzo a Matera. E soprattutto prossimamente uscirà il nostro album.