Romeus in arte Carmine Tundo, sound graffiante e deciso, vincitore del SanremoLab, protagonista lo scorso anno al Festival di Sanremo nella sezione Sanremo Nuova Generazione.
Partiamo dalle tue origini artistiche, quando hai iniziato a interessarti alla musica?
Da piccolo, avevo circa sette anni quando è arrivato il pianoforte in casa, un regalo del nonno, non ho mai studiato piano, ma ci passavo delle ore a cercare le combinazioni più belle tra i tasti, come se fosse un gioco, e le combinazioni di note che mi facevano venire i brividi erano quelle giuste, e le riutilizzavo, come un lego. Poi per caso ho partecipato a dei concorsi canori, ed è partito tutto da lì…
Raccontaci un po’ del tuo percorso artistico.
Da interprete ho partecipato a numerosi concorsi nazionali, mi sono appassionato poi al musical nella preadolescenza, ma sentivo che dentro di me c’era molto di più da comunicare, e a quattordici anni entrai per caso a far parte di una band: i Cruska, band che spaziava dal reggae allo ska, con i ragazzi della band, che poi è diventata a tutti gli effetti, la mia famiglia, iniziammo a sperimentare nelle lunghe giornate in sala prove, ogni possibile e immaginabile sfumatura sonora, lì ho imparato a utilizzare tutti gli strumenti, ed ho scritto le mie prime canzoni, venne anche l’esperienza live, che ci portò a girare l’Italia per concerti e rassegne musicali.
A un certo punto, poi sentivo il bisogno di comunicare di più, di non avere delle barriere stilistiche nel suono, decisi di fare musica a 360 gradi, senza scendere a compromessi con nessuno, e nacque Romeus, che mi diede l’opportunità di esprimere ciò che ero veramente, fu una vera battaglia con me stesso, scrissi centinaia di canzoni, 24 ore su 24, come se fosse la mia università…ci ho creduto molto, e poi è arrivata la collaborazione con Corrado Rustici e la Sugar di Caterina Caselli, e lì non fu che un altro inizio, un nuovo banco di prova e di crescita grazie alle loro professionalità, che hanno portato alla realizzazione del disco “Romeus”.
Cos’è la musica per te?Raggiungere un proprio stile e identità, quanto è importante per un musicista?
La musica per me è sempre stata l’unica cosa per cui abbia valso la pena vivere, non ho una visione molto positiva del mondo, e della natura umana all’interno dell’universo, quindi sono veramente poche le cose che mi fanno stare bene. Inoltre credo che la musica sia l’arma principale per esprimere ciò che si è, ciò che si ha dentro, quindi rispecchia il proprio animo, le proprie sensazioni.
Alla fine è difficile capire cosa sia la musica, perché non può essere spiegata razionalmente, nei secoli di storia si è provato a immaginare, a studiare questo fenomeno…io credo che potrebbe essere senza problemi una manifestazione dell’anima, la spiritualità di cui si parla tanto, credo che abbia la stessa “non forma” della musica ,ma è una mia teoria bizzarra.
Lo stile musicale o cantautorale viene da sé, c’è sempre l’attitudine fondamentale di ogni creativo che si sposa con il messaggio che si vuole comunicare. Il resto è un meccanismo naturale, non credo che ci si debba imporre uno stile differente dal proprio , per essere diversi dagli altri, si può sempre migliorare certo, limare magari le parti meno genuine, ma la radice rimane la stessa.
Tra le tue esperienze e partecipazioni, quali ricordi con soddisfazione?
Di sicuro ricordo un live in acustico all’Auditorium Parco delle Musica a Roma, voce e due chitarre, mi ricordo che ero emozionatissimo, perché riprendevano anche la performance, e mi tremavano le mani, per fortuna il mio chitarrista Roberto Mangialardo è stato bravissimo e mi ha dato molta sicurezza, un’altra esperienza che ricordo con emozione è stato un live al teatro “Sferisterio” di Macerata, un posto veramente spettacolare per suonare, una bella esperienza condivisa con Gianmarco Serra, il mio batterista.
Come nasce una tua canzone? Quale tra i tuoi brani, quello che più ti rappresenta?
Non c’è un brano in particolare che mi rappresenta, perché ogni frase scritta, ogni nota è la descrizione di un momento ben preciso della mia vita, fa tutto parte di un percorso di conoscenza, canzone dopo canzone, che mi porterà a capire, forse, chi sono veramente.
Non ho mai capito come nasca una canzone, so che nasce e basta, il momento creativo non riesco mai a individuarlo, nei momenti più impensabili scatta l’idea della storia o della melodia, poi al pianoforte o sulla chitarra cerco di capire se quest’idea possa diventare canzone. Il testo purtroppo viene sempre alla fine ed è la cosa che mi porta via più tempo, perché attraverso le sfumature delle parole si possono dire tante cose, quindi cerco sempre di lavorarci molto e rimango per mesi con canzoni a metà perché non trovo il messaggio giusto , o a volte in trenta secondi scrivi tutta la canzone, e quelle ovviamente sono le canzoni più sincere.
Hai un particolare progetto ideale e concettuale cui arrivare come massima aspirazione? Avendo ogni mezzo possibile dalla tua, cosa faresti? Insomma, il tuo sogno nel cassetto e il massimo ideale artistico da perseguire?
Ho sempre avuto il sogno di realizzare un’opera musicale in atti, creare una storia e renderla viva sul palco attraverso le mie canzoni e la voce degli interpreti, naturalmente un’opera rock, ma non ho ancora le competenze per realizzare una cosa del genere, scrivere canzoni già mi risulta difficile, infatti, non sono mai soddisfatto di quello che faccio, immaginiamo poi dover realizzare un’opera intera a capitoli, una storia in canzoni, con scenografie, ballerini, effetti speciali annessi, un gran casino…
Che cosa dobbiamo aspettarci in futuro?
Be, dal futuro è meglio non aspettarsi mai niente, meglio vivere le cose al meglio, senza ansie o troppe attese, la vita è una gran cosa, meglio viverla che pensarla …
Siamo alla conclusione, grazie per il tempo dedicatoci. A te l’ultima parola…
Grazie a voi. Credo che bisognerebbe ogni tanto fermarsi a pensare, il mondo sta andando alla deriva, se pensiamo che a un’ora d’aereo da qui ci sia la rivoluzione…quando tarderà?La crisi di valori,la crisi politica, la crisi culturale che sta vivendo questo ventunesimo secolo credo non porti a nulla di buono..Quindi cerchiamo rifugio nelle cose belle,nelle cose vere …
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