“Federalismo o tutti a casa? Maroni sveste la camicia verde per quella rossa dei Mille? Il “Tutti a casa” starebbe anche bene, ma nel 150° dell’unità il motto “O Roma o morte” lo lasci ai garibaldini”. Il presidente del Consiglio regionale Onofrio Introna si dice stupito dell’ultimatum “Federalismo o elezioni
anticipate”, pronunciato dal ministro dell’Interno in previsione dell’esito del voto nella “bicameralina sulle riforme”.
“Meraviglia che abbia potuto esprimersi in questa maniera – secondo Introna – una persona considerata moderata e riflessiva come l’on. Maroni, che tra l’altro riveste un ruolo ministeriale tanto delicato. È evidente che gli sono giunte notizie da parte dei sindaci, soprattutto del Mezzogiorno, che esprimono la preoccupazione delle amministrazioni locali nei riguardi di una strana riforma federalista, che invece di dare ai comuni, toglie”.
“Infatti, taglia i trasferimenti dallo Stato e dirotta sugli enti locali la responsabilità di aumentare le tasse ai cittadini – spiega il presidente del Consiglio regionale pugliese – in pratica, scarica sui Comuni il ruolo del ‘cattivo’, che altrimenti dovrebbe assumere il governo centrale. Li mette davanti all’alternativa perversa di dover cancellare servizi o di mettere le mani nelle tasche dei contribuenti, i soliti naturalmente, quelli a reddito fisso”.
Per Introna, però, “uno Stato democratico e serio non può ragionare in questi termini, non può nascondersi dietro un esattore fiscale per procura. Così concepito, questo tanto sospirato federalismo finirà per chiedere altri sacrifici agli italiani se le amministrazioni vorranno mantenere inalterati livello e qualità dei servizi alle famiglie, ai bambini, agli anziani, agli studenti.
“Così ricattatoria e gestita a colpi di clava, questa è una riforma sconsiderata”.
“L’auspicio – conclude il presidente Introna – è che una svolta così importante, che il paese attende effettivamente, possa essere valutata nella sua globalità e con la dovuta considerazione delle ricadute sui cittadini, in relazione agli apporti economici ai quali sarebbero chiamati.
Prima di una riforma così decisiva, sarebbe bene uscire dal pantano in cui è affogata la politica nazionale, dove alle esigenze della comunità vengono privilegiati gli interessi di una maggioranza, anzi, di un gruppo di potere che si dimostra sempre più sordo e insensibile al richiamo che viene da un Paese che ha bisogno di essere governato. Ecco, sarebbe proprio l’ora che qualcuno torni a governarlo