Mia nonna Rachele era stata una brillante studentessa all’istituto magistrale, diplomandosi a diciassette anni, dopo aver studiato con professoroni molto severi. A quei tempi non c’erano molti diplomati, come accade invece oggi, tutt’altro, si contavano sulla punta delle dita, pertanto non appena conseguito il diploma, trovò subito lavoro
in un altro paese della provincia di Lecce, che all’epoca comprendeva anche quelle attuali di Taranto e Brindisi. Sebbene oggi ci vogliano trentacinque minuti di automobile per coprire quella distanza, a quei tempi era necessaria quasi una mezza giornata fra omnibus sino alla più vicina stazione ferroviaria, tragitto in treno ed ulteriore omnibus, tale da rendere impossibile il fenomeno del pendolarismo. Cosi mia nonna si trovò costretta a stabilirsi nella sede di lavoro, tuttavia il padre, per tenerla sotto controllo, spedì in loco anche la moglie, madre di undici figli, con l’ultimogenito che, una volta cresciuto, sarebbe diventato mio nonno materno.
Mio nonno paterno, Cosimo di nome ma conosciuto da tutti come Nino, nativo di quel paese, nel frattempo era impegnato nelle operazioni militari relative alla Prima Guerra Mondiale. Partito il 26 novembre 1915 per frequentare la Scuola di Fanteria e Cavalleria di Modena, dopo pochi mesi, poiché in tempo di guerra i corsi erano notevolmente accelerati, veniva inviato al fronte in Trentino col grado di Aspirante Sottotenente presso il 220° Fanteria, mentre con Decreto del 29 maggio 1916 veniva promosso Sottotenente, con anzianità 1 maggio. Lo stesso giorno della nomina, durante i combattimenti a Monte Novegno, riportava una “ferita penetrante al 3° inferiore gamba destra” mentre il giorno successivo, 30 maggio, riceveva una seconda ferita ”lacero contusa della regione parietale destra.” Un modo alquanto insolito di festeggiare una promozione. In seguito a tali imprese, veniva autorizzato a fregiarsi di un distintivo di Onore, con Decreto del 19 agosto 1917 pubblicato sul Giornale Militare. In data 17 agosto 1916 veniva assegnato all’8° Reggimento Fanteria e, con successivo Decreto del 26 aprile 1917, era promosso al grado di Tenente con anzianità 24 febbraio. Dopo la fine della guerra rimase in servizio per altri tre anni sino a quando, nel 1921, in seguito ad un alterco con un superiore dell’Arma dei Carabinieri, non decise di rinunciare alla carriera militare. La vicenda si sarebbe ripetuta qualche decennio dopo con un suo diretto discendente, che portava anche il suo stesso nome: il sottoscritto, a dimostrazione che il sangue non è acqua. Avrebbe indossato nuovamente l’uniforme grigioverde allo scoppio del Secondo Conflitto Mondiale, arrivando sino al grado di Tenente Colonnello.
Rientrato al paese natio, con indosso ancora l’uniforme militare sino al definitivo provvedimento di congedo, incontrò mia nonna che, nel frattempo, era diventata amica di una sua sorella. Fu così che, nonostante fosse riuscito a venir fuori indenne, benché ferito due volte, dalla Grande Guerra, rimase vittima di un dardo sparato dal killer di Afrodite che lo colpì in pieno petto. Dove non erano riusciti gli Austriaci dalle loro trincee, ebbe partita vinta Cupido, il più grande stratega della storia. Scoppiò così l’amore fra i due e, nel volgere di pochi mesi, li condusse all’altare nonostante il volere contrario del mio bisnonno, geloso a priori delle figlie, e l’attenta guardia della mia bisnonna che, così, si trovò costretta a rifare le valige ed a rientrare a casa. L’ostilità familiare sarebbe durata però pochi mesi, infatti dopo poco tempo la madre di mia nonna morì inaspettatamente a soli 52 anni ed, in seguito a tale triste evento, mia nonna si riconciliò col padre che, fra l’altro, imparò anche ad apprezzare il genero.
Cosimo Enrico Marseglia