L’On. Teresa Bellanova, del Partito Democratico, ha presentato un’interrogazione parlamentare ai Ministri dello Sviluppo Economico e dell’Ambiente e della tutela del Territorio e del Mare, chiedendo di fare chiarezza sullo schema di Decreto Legislativo, licenziato il 3 marzo scorso dal Consiglio dei Ministri, sulla promozione dell’uso dell’energia da fonti rinnovabili
“L’approvazione di quel decreto ha gettato nel panico tutto il mondo degli operatori del settore delle rinnovabili: tutte le associazioni di imprenditori, tutte quelle imprese che sono legate al comparto stesso e più di 120mila lavoratori che sono direttamente o indirettamente occupati nel settore del fotovoltaico”. Questo l’allarme lanciato dall’On. Bellanova.
Lo sviluppo delle energie alternative può contribuire al raggiungimento degli obiettivi stabiliti dal Protocollo di Kyoto, ma anche una riduzione della dipendenza dell’Unione europea dalle importazioni di combustibili fossili, in particolare gas e petrolio. Obiettivi recepiti anche dal Piano di Azione Nazionale che il Governo Italiano ha inviato alla Commissione Europea”.
“Il 24 agosto 2010 la Gazzetta Ufficiale aveva pubblicato il Decreto del Ministro dello Sviluppo Economico che regolava le tariffe per la produzione di energia elettrica ottenuta da impianti fotovoltaici entrati operanti dopo il 31 dicembre 2010. Questo decreto prevedeva un abbattimento, attraverso una modulazione progressiva del conto energia sino al 31 dicembre 2013. Le previsioni avevano consentito agli operatori del settore una programmazione degli investimenti su base triennale”.
“Invece” prosegue la Bellanova, “l’anticipazione al 31 maggio 2011 prevista dal Decreto del 3 marzo, per la connessione degli impianti alla rete al fine di usufruire dell’incentivo previsto dal ‘terzo conto energia’ elimina, in modo retroattivo, qualsiasi elemento di prevedibilità degli investimenti nel settore fotovoltaico in Italia, azzerando di fatto la programmazione pluriennale di un settore produttivo che avrebbe potuto essere il motore trainante per una eventuale ripresa economica del paese”.
“Come tutti sappiamo il settore bancario/finanziario fornisce le risorse economiche utili a realizzare gli investimenti infrastrutturali costosi, come quelli fotovoltaici, proprio fondando la valutazione di investimento principalmente sulla prevedibilità dei tempi di restituzione dell’importo finanziato. È evidente, dunque, che un sistema normativo che lascia nel buio il valore degli incentivi oltre la data del 31 maggio 2011, rischia di scatenare una rilevante battuta d’arresto nel circuito economico che gravita intorno a questo comparto”.
Il Ministro Romani, presentando il decreto, aveva sottolineato, per ciò che concerne il limite degli 8000 Mw, che ‘c’era il rischio che l’obiettivo, fissato al 2020, potesse essere raggiunto ben prima del 2013’. Affermazione smentita dai dati del GSE, che ci dicono che a Febbraio 2011 il numero di Mw fotovoltaici che usufruiscono di incentivo ammonta a 3200, e da alcuni studi condotti da Credit Suisse e Morgan Stanley, che prevedono una progressione fino a 4700 Mw entro la fine del 2011. Si evince, dunque, che attualmente siamo abbastanza lontani dal raggiungimento dell’obiettivo degli 8000 Mw che, va ricordato, è in ogni caso pari alla metà dell’obiettivo che si è posta, ad esempio, la Germania dove sono già stati installati oltre 16.000 Mw di fotovoltaico e si prevede di arrivare a 52.000 Mw nel 2020”.
“Da queste considerazioni è nata, quindi, la mia richiesta ai Ministri competenti” conclude la Bellanova, di non lasciare nella completa incertezza, operativa e finanziaria, centinaia di aziende riconoscendo un valore adeguato degli incentivi, al fine di consentire che un comparto, come le rinnovabili, che produce occupazione e slancio economico, non rischi il collasso procurando un danno ingentissimo al Paese”.