Suscita ancora oggi enorme fascino nel lettore la figura vagatonica e distratta di Athanasius Kircher (1602-1680). Questa rinnovata popolarità, il crescente interesse nei suoi confronti, non deriva solo dall’impressionante mole di competenze e conoscenze che abbracciò la sua opera vasta e multiforme
(gli valse l’appellativo di “maestro in un centinaio di arti”). Gli oltre quaranta manoscritti che compongono il corpus della sua opera costituiscono mirabile enciclopedia del sapere universale, intuizioni, rivelazioni, erudizioni mirabili frammiste a ingenue inesattezze.
Kircher attrae il lettore perché “uomo del dubbio e della contraddizione”.
Pur muovendosi nel mutevole theatrum mundi del Seicento, all’ombra dell’autocratico regime della Controriforma, ostenta il gesuita un’indipendenza intellettuale fuori dal comune.
Accusato di “iactantia”, denigrato dai colleghi, riverito e temuto dalla sua compagnia e corteggiato da Alessandro VII e Cristina di Svezia, Kircher dedica l’intera esistenza allo studio del sapere, all’investigazione di cose terrene e ultraterrene.
Il lavoro di Kircher non è rivolto al popolo, ma agli uomini di scienza, principi e sovrani; è limite imposto dall’appartenenza all’ordine dei gesuiti. Utilizza nelle sue opere (paradigmi d’iconografia) il latino, in un periodo in cui il volgare si afferma, per mezzo di Galilei, quale efficace mezzo di divulgazione scientifica.
Geologo, archeologo, letterato, matematico, astronomo, poliglotta, collezionista di opere d’arte e mecenate, musicista, sinologo, egittologo, inventore. Non esiste campo dello scibile che Kircher non abbia tenuto in considerazione.
E’ sua l’intuizione che la superficie terrestre sia soggetta al movimento, la cosiddetta “teoria della tettonica a zolle”.
L’importante contributo che egli dà allo studio dei geroglifici egizi (lo tiene impegnato per oltre vent’anni) non conosce precedenti. Pur non del tutto scevra da imprecisioni la sua ricerca sui geroglifici rappresenta un contributo fondamentale alla conoscenza della lingua copta, gettando poi le basi di quella che sarà la futura archeologia. Champollion, due secoli dopo riconoscerà il valore inestimabile delle lungimiranti speculazioni del gesuita.
Kircher fu tra i primi a ipotizzare nell’Ars Magna Lucis et Umbrae che la luce fosse “sostanza corporea” ammettendo che questa avesse duplice natura, corporea e incorporea.
Alcune delle sue invenzioni si riveleranno fondamentali per l’ottica e la cinematografia (è il caso della lanterna magica).
La biografia di Kircher, pubblicata postuma nel 1684 e tradotta da Flavia De Luca, è basata sulla copia manoscritta conservata nell’Archivium Romanum Societatis Jesu.
La traduzione di Flavia De Luca è eccezionalmente chiara, scorrevole; si tratta di un libro di facile presa. Del resto l’intera esistenza del padre gesuita è ricca di eventi e avventure che rendono romanzesca e rocambolesca la sua attività di ricercatore.
Arricchite dalla prefazione di Ingrid Rowland, tra le più importanti e accreditate studiose al mondo di Athanasius Kircher, le pagine che compongono l’autobiografia, ricostruiscono solo in parte la figura di questo straordinario e malinconico personaggio. Si ha come l’impressione che la storia raccontata dal gesuita sia incompleta, vaga, non priva di ombre. Magri segni e descrizioni non tracciano che in maniera effimera la lunga e peregrina attività di ricerca, la poliedrica e inquieta personalità.
S’insinua nel lettore il dubbio che Kircher sia stato molto più di quello che egli stesso abbia voluto far credere.
Titolo: Vita del Reverendo Padre Athanasius Kircher, autobiografia
A cura di: Flavia De Luca
Editore: La Lepre Edizioni
Prezzo: € 14,00
Collana: I SAGGI
Data di Pubblicazione: Marzo 2010
ISBN: 978-88-96052-22-8
Pagine: 128