La sconfitta blocca il Lecce che ora vede allontanarsi pericolosamente sia il Parma che il Catania; la lotta per la terza retrocedenda sembra ormai circoscritta a Lecce, Samp e Cesena. Ma andiamo a Chievo Lecce.
E’ il Chievo ad accendere le polveri con due sapienti calci di punizione dalla tre quarti destra; è Moscardelli ad innescare pericolose parabole che fruttano due calci d’angolo. Il Lecce contiene confidando nei guizzi di Di Michele e le accelerazioni di Mesbah; Olivera si muove in posizione di prudente copertura completando la cerniera bassa di centrocampo.
Prima grande occasione al minuto 17: taglio rasoterra da sinistra verso l’area di porta di Rosati, Moscardelli tocca per la deviazione a rete svirgolando quanto basta per mancare il bersaglio. Il Chievo è impegnato a far gioco, ma anche molto pasticcione, non riesce ad innescare il suo fromboliere Pellissier costretto a vagare alla ricerca di solidarietà. Ferrario potrebbe sbloccare il risultato nel finale di frazione se il suo colpo di testa a chiudere una buona parabola di Olivera non fosse grezzo e dunque abbondantemente oltre la traversa; lui è un difensore! E’ un Lecce prudente che tuttavia non tralascia di distendersi in avanti talvolta con accenti di forte pericolosità; eccede forse nel cercare la manovra anche quando la velocizzazione sarebbe più produttiva. Le due squadre guadagnano l’intervallo sullo zero a zero.
Il Lecce della ripresa parte animato da intenzioni più propositive, decide di rischiare qualcosa, non molto in verità, pur di mettere nel mirino l’inter a posta; ne guadagna la godibilità della partita che non dispiace pur non attingendo ai vertici della pura qualità.
La doccia fredda giunge al 13° quando Moscardelli batte magistralmente il terzo calcio di punizione dalla tre quarti destra: Pellissier raccoglie di testa costringendo Rosati ad un mezzo miracolo, ma Rigoni è lì, pronto ad insaccare. Due minuti più tardi è lo stesso Moscardelli ad avere a portata di destro la palla del raddoppio; cerca il secondo palo mancandolo di poco. Esce (furioso) Giacomazzi, al suo posto Corvia. Le maglie della cerniera di centrocampo si allargano, il Chievo potrebbe infilarsi negli spazi soprattutto quando Brivio lascia posto a Piatti: De Canio gioca il tutto per tutto: due punte e un trequartista con in più Mesbah punta esterna permanente piuttosto che difensore. A dieci dal termine Chevanton rileva Olivera; al diavolo gli equilibri tattici; c’è da scalare il muro del risultato quandanche sia lecito domandarsi se sia questo il sistema più produttivo, ma tant’è, bisogna necessariamente tentare il tutto per tutto anche a costo di rischiare il tracollo che non cambierebbe la classifica. Anche Ferrario diventa centravanti; è sua la palla migliore su mancata presa di Sorrentino.
I cinque minuti di recupero sono utilizzati dai giallorossi per l’assalto finale utilizzando come quinto o sesto centravanti addiritura Antonio Rosati, ma il Chievo non cede e vince spingendo il Lecce nei torbidi gorghi del fondo classifica.