Nate dalla costola di Adamo, secondo l’Antico Testamento, ma preistorico simbolo di fertilità; emblema della famiglia ma anche del peccato originale; lodate dall’Amor Cortese nel Dolce Stil Novo, ma tacciate di stregoneria dopo neanche un secolo.
Ancora vittime di pregiudizi tutti racchiusi nell’epiteto “il sesso debole”, ma alle volte troppo emancipate da aver quasi perso il fascino del mistero. Come diceva Oriana Fallaci “Essere donna è così affascinante. È un’avventura che richiede un tale coraggio, una sfida, che non finisce mai”.
Brigitte Bardot
La sua è la storia di un mito, di un mito nato quando lei, B.B., aveva appena diciotto anni. La prima apparizione sul grande schermo ne “Le trou normand”, poi la storia d’amore con un famoso regista, un’ascesa straordinaria la sua. Riuscì a stregare anche il pubblico statunitense, e non era certo poca cosa per una francese: le forme mozzafiato, le labbra carnose sempre imbronciate, la folta chioma bionda e spettinata e quello sguardo da sex symbol non potevano certo passare inosservati.
Brigitte Bardot nasce a Parigi nel 1934 da una famiglia benestante. Ci risulta difficile crederle, ma racconta in un’autobiografia che da piccola fosse sgraziata e piuttosto brutta. Il suo sogno nel cassetto non era certo quello di diventare un’attrice, e a maggior ragione non la sfiorava minimamente il pensiero di divenire l’icona della sensualità; amava la musica e per questo si iscrisse persino al conservatorio, mai avrebbe pensato di dover mettere da parte il suo più grande sogno per diventare, invece, il sogno proibito di tutti gli uomini.
“Elle” le dedica una copertina quando aveva solo quindici anni, tre anni dopo, appena maggiorenne, debutta al cinema e sposa Roger Vadim, che le regala la celebrità facendola recitare nel suo film “Piace a troppi”. Aveva già recitato in diverse pellicole, ma il marito regista non era molto contento di vederla nei panni di un’ingenua eroina, come appare nei suoi film dei primi anni cinquanta, così cercò di promuoverla come attrice impegnata. Fu un successo internazionale, che la consacrò nell’olimpo del grande cinema. Fu persino invitata a Hollywood, ma il suo modo di fare sempre molto esuberante, e il suo inglese non privo di lacune non la favorirono.
Venti anni di carriera e una quarantina in tutto i film girati, tra tutti si distingue la versione cinematografica de “Il disprezzo”, un romanzo di Moravia, che venne diretto da uno dei massimi esponenti della Nouvelle Vague, Jean-Luc Godard.
È subito dopo i quaranta che arriva la svolta, assediata dai fan, dai paparazzi perennemente in sosta fuori dalla sua villa di Saint Tropez decide di abbandonare la scena, non per lasciare intatta la sua immagine di donna fatale, ma per riappropriarsi della sua vita, divenuta a suo dire un inferno, come dimostra anche il suo tentativo di suicidio dei primi anni sessanta. La sua esuberanza, le sue scollature, il suo sex appeal comunque rimasto invariato anche sulla soglia dei quaranta, non facevano più notizia in quegli anni rivoluzionari.
Una vita privata messa al bando con continue storie d’amore, i presunti flirt finiti sulle prime pagine di tutti i rotocalchi: la separazione da Vadim, le nuove nozze con l’attore Jacques Charrier che durarono solo tre anni, poi fu la volta del ricchissimo playboy tedesco scomparso proprio pochi giorni fa, Gunter Sachs, per poi trovare finalmente un po’ di pace con il suo attuale marito, un esponente della destra francese, Bernard d’Ormale, con il quale è sposata dal 1992.
Nonostante abbia scelto una vita in sordina, e abbia abbandonato il lustro della vita da star, i riflettori e il grande schermo, continua a far parlare di sé: il suo attivismo a favore degli animali, alcune sue frasi contro i Mussulmani, e ancora dichiarazioni spiacevoli nei confronti di alcuni gay, e soprattutto la sua posizione politica inasprita dalla carriera del marito molto vicino al Front National, partito di estrema destra, suscitano non poco clamore.
E lei, lei resta sempre B.B., resta sempre l’emblema del cinema francese, colei che ispirò Andy Warhol e persino lo scultore Alain Gourdon per la realizzazione della “Marianne”.