«Questo libro nasce un pezzetto per volta, a intervalli anche lunghi, come poesie che mettevo sulla carta, seguendo le più varie ispirazioni».
Italo Calvino
Nella vita degli imperatori esiste un momento di malinconia che segue all’orgoglio di aver conquistato sterminate distese. E’ questa malinconia senso di disfatta e vuoto: l’imperatore sa che presto rinuncerà a comprendere e conoscere il territorio.
E’ questo il momento in cui il monarca scopre l’impero: somma di meraviglie, sfacelo senza fine, non luogo.
Le città invisibili di Calvino è libro di “non luoghi”.
Frutto del lungo soggiorno parigino dello scrittore, avvenuto nella prima metà degli anni 60’, quest’opera complessa risente del clima sperimentale di quegli anni, in particolare della corrente francese dello “strutturalismo”.
Lo strutturalismo annulla qualunque contatto con la realtà, riducendo a simboli e figure la complessità del mondo, le leggi della natura. Non vi è traccia di realtà infatti ne “Le città invisibili”, Calvino invita il lettore a cercare “una città discontinua nello spazio e nel tempo”.
Attraverso uno schema narrativo totalizzante, tipico della metanarrativa, Italo Calvino disegna in maniera sottile l’affresco di rarefatte e intangibili utopie: tutto è mentale, tempo e spazio sono annullati, risultano astratti, effimeri, vacui.
Pretesto del racconto è l’incontro tra Marco Polo e Kublai Kan, imperatore dei Tartari. Attraverso i racconti dell’esploratore veneziano, Kublai Kan ha modo di conoscere il vasto impero, deserto di dati labili e intercambiabili, come grani di sabbia.
Il Kan ascolta con attenzione le parole di Marco Polo, osserva attentamente i suoi gesti, le pantomime.
S’insinua nella mente dell’imperatore il sospetto che Marco Polo stia bleffando, continua però affascinato ad ascoltare le parole del mercante.
Con questo libro Calvino s’inserisce nella lunga tradizione di scrittori che hanno trattato di utopie, svolgendo un’operazione inversa a quella compiuta da Tommaso Moro il quale, rinunciando a descrivere le cinquantaquattro città che compongono la sua isola di Utopia, si soffermò esclusivamente sulla sua capitale.
Il gioco combinatorio risulta dalla struttura del romanzo: Ogni capitolo è introdotto e chiuso da un dialogo tra Marco Polo e Kublai Khan, che ne forma la cornice. All’interno dei nove capitoli, i soggetti si ripetono in un gioco combinatorio. Le cinquantacinque città descritte da Calvino hanno tutte nome di donna (di derivazione classicheggiante): Diomira, Isidora, Dorotea, Anastasia, Zora, Tamara, Maurilia, Isaura e così via.
Le città invisibili è il lungo viaggio del lettore attraverso le (infinite) possibilità del simbolo ed il baratro dell’inconscio.
Opera singolare e affascinante, non mancherà di suscitare curiosità ed ammirazione anche a chi per la prima volta si accosta alla scrittura di uno tra i più grandi autori italiani del Novecento.
Titolo: Le città invisibili
Autore: Calvino Italo
Editore: Mondadori
Prezzo: € 8.50
Collana: Oscar opere di Italo Calvino
Data di Pubblicazione: 1996
ISBN: 8804425547