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Un altro duro colpo per la criminalità organizzata, quello eseguito dalla DIA di Lecce, che in questi giorni ha posto sotto sequestro i beni immobili di Franco Miggiano, 65enne di Casarano, detto “Il Leccese” e già noto alle forze dell’ordine come associato del clan Padovano della SCU.
Miggiano vanta un curriculum criminale di tutto rispetto e nel 1999 era stato già arrestato in seguito all’operazione denominata “Viribus Unitis” con l’accusa di associazione a delinquere di stampo mafioso finalizzata allo spaccio e detenzione di sostanze stupefacenti, che lo ha portato a scontare una pena di otto anni di carcere. Accusato anche di estorsione, traffico di armi internazionale e non, lavorava sia con la Sacra Corona Unita che in autonomia.
E’ per questo che la DIA, nella figura del direttore generale Antonio Girone, ha proposto un sequestro dei beni di Miggiano, per un totale di 3,2 milioni di euro e che risultavano sproporzionati rispetto a quelli dichiarati al fisco.
“E’ evidente come ormai la priorità assoluta della DIA sia l’aggressione ai patrimoni della criminalità organizzata,” ha dichiarato il colonnello Peciccia, capo centro operativo DIA Puglia, nella conferenza di questa mattina presso la sede in via Del Delfino a Lecce. “Questo si è rivelato l’unico e più efficace strumento per scardinare le organizzazioni criminali e togliere loro energie.”
Il sequestro è scaturito da un’altra confisca preventiva di 2,5 milioni di euro, avvenuta nel ’99 dopo l’emissione dell’ordinanza cautelare. La DIA infatti, si è resa conto che Miggiano possedeva altri beni non dichiarati e pertanto ha intrapreso un’azione autonoma per abbreviare i tempi e ottenere così il sequestro in soli due anni, invece che in otto o dieci, seguendo un procedimento penale.
“Si tratta di una manovra molto più veloce”, ha continuato il colonnello Peciccia, “oggi la legge ci consente di essere più efficaci senza dover attendere il lungo procedimento penale che consente il sequestro solo dopo l’emissione della condanna.”
Sono stati sequestrati quindi tre immobili a Casarano tra via Pendino e via Astore e un complesso immobiliare sempre a Casarano, in contrada Calò, esteso su una superficie di 20.000 mq e su cui sono stati costruiti una serie di edifici estesi per 2000 mq.
La stima di tutto è di 3,2 milioni di euro in netta sproporzione con le cifre che tra il 1997 e il 2009 sono state dichiarate da Miggiano e dalla sua famiglia, ovvero 930.000 euro in tutto. Né le entrate sue o della coniuge, né quelle dei figli operai e residenti in Germania, né una presunta liquidazione ricevuta in seguito all’incendio di un locale di proprietà dello stesso Miggiano.