Christian Montagna è nato nel Salento nel 1979, dipinge dal 1996.
Laureato all’Accademia di Belle Arti di Lecce. I primi riferimenti della sua formazione artistica presentano connotazioni figurative in bianco e nero tratti simili a frame cinematografici.
La sua ricerca pittorica attuale è volta ad approfondire il processo attraverso il quale la luce, intridendosi col colore, determina la natura delle figure facendo risaltare una vibrante vitalità fatta di dissoluzione di materia e di aggressivi accostamenti cromatici, che preludono ad un atmosfera di misterioso raccoglimento.
Perché dipingere?
La mia premessa è che non ho mai considerato la pittura un lavoro. Sono ormai quindici anni che consumo la mia esistenza nel colore. Devo dipingere per cercare una forma pura di sopravvivenza che racchiuda l’energia per curarmi mentalmente e per certi aspetti fisicamente. Dipingere è una dipendenza vera e propria! Crea spasmi temporali e un incondizionato stato di trance. Tutto ciò ha a che fare con la mia visione sulla vita e sull’esistenza, un concetto profondo e personale di spiritualità ed evoluzione, in quanto essere umano. Ancora oggi come tanti anni fa quando iniziai (in adolescenza) non c’è una ragione ben precisa sul perché mi ritrovi a fare questo, ad esprimermi attraverso questa forma che tutti considerano Arte. Per me è un processo naturale, istintivo, un binario a senso unico soggetto a mutazioni, un qualcosa che ho scoperto casualmente e che ho fatto procedere ed evolvere nel tempo. Tutto cambierà (sempre e comunque) anche nel futuro, come ogni mia produzione. Nulla è per sempre, ma la traccia che si lascia rimarrà eterna! Creare e diffondere la mia pittura è un modo per raccontare in silenzio, un linguaggio per portare a galla quella parte subconscia di me che giorno per giorno continuo a maturare, modellare ed osservare dall’interno. Ma, come per ogni parte celata dell’essere che si rispecchi secondo una visione speculare esistono anche tanti lati negativi. Uno tra i tanti per me è l’avere tra le mani un potenziale che secondo strutture indefinibili rivela anche le forme più dolorose che giacciono nell’anima. Il colore viene così diluito attraverso il gusto amaro della sofferenza. In conclusione, un modo per pormi delle domande e porsi delle domande dinanzi ai miei dipinti.
Quali aspetti formali e contenutistici hanno influenzato il tuo percorso artistico? Riesci a individuare le tappe che ti hanno portato alla concretizzazione del tuo stile attuale?
Non ho mai dato importanza allo stile tanto quanto a un preciso gesto pittorico che sia riconoscibile e che identifichi la propria creatività.
Ho concretizzato questo attuale processo pittorico dopo quindici anni di studio. A influenzarmi è la vita stessa, l’essere, le cose, le forme, la natura, la società, gli eventi che mi circondano. Un mix di ogni cosa.
Stati d’animo, visioni, dimensioni, musica, energie. Assorbo tutto come fossi una spugna e successivamente strizzarlo in un filtro che riordina ogni cosa attraverso una razionalità cinica e dilatata. Non credo in un’unica direzione d’ispirazione perché tutto ha a che fare con la catarsi. Anche una minima banalità può darmi l’ispirazione per creare qualcosa che emotivamente risulti grande, immensa o, persino, completamente inversa. Ascolto soprattutto Dark Ambient Music mentre dipingo. Utilizzo colori, pennelli, materiali e la giusta dose di suoni per entrare in trance ed esprimermi. A proposito di questo, recentemente ho avuto il piacere di collaborare con un rinomato compositore di musica Dark Ambient, nonché precursore del genere stesso: lo svedese Peter Andersson mente del progetto Raison d’Etre. Mi sono messo in contatto con lui un anno fa e da subito c’è stato un forte legame tra noi due. C’è amicizia e stima reciproca. Peter apprezza il mio modo di esprimermi tanto da scegliere un mio dipinto della serie “Suite of Sunset” e farlo diventare la copertina/veste grafica del suo secondo album solista “Music For Film and Exhibition II” uscito a fine 2010 in un bellissimo formato digipack (prodotto dalla rinomata etichetta Old Europa Cafe). La seconda collaborazione con Peter Andersson è arrivata a Maggio 2011, mese in cui ho scritto e diretto un mio video dal titolo “Eresia” che racchiude una certa visione su tutto. Volevo che la sua musica fosse la colonna sonora alle mie immagini e quando ho proposto questa mia volontà a Peter, lui ha semplicemente accettato di partecipare a questo progetto. Il risultato finale soddisfa entrambi e racchiude una forte essenza. Potete vederlo su:
www.christianmontagna.com
http://www.youtube.com/user/raisondetremusic
Esiste nella tua pittura un filo conduttore, un denominatore comune?
Il mio sentire. Inevitabilmente questo aspetto lega a se ogni cosa io realizzi.
Quale punto di vista adotti nel rappresentare la realtà che ti circonda? Nel 2010 una mostra a te dedicata era intitolata “In Assenza di luce”.
C’è un motivo dietro questa scelta, questa “assenza”?
Non ho mai pensato ai miei dipinti come una trasposizione razionale della realtà che mi circonda, semmai sono un’espressione marcata delle mie visioni su due realtà: quella materiale contrapposta a quella subconscia. Per ogni dipinto raccolgo le idee per farne una struttura complessa che suoni in una precisa melodia. Per quanto riguarda le parole “In” “Assenza” di “Luce” mi piaceva l’idea di evidenziarne la loro bellezza e contrapposizione. Queste parole messe in successione hanno una forte musicalità e pronunciandole continuamente nella mia mente hanno avuto il suono di una nenia in cui traspaiono i miei lavori. Tu leggi “In Assenza di Luce” e quello che pensi subito è che sia un titolo che ti fa pensare all’Assenza della Luce. Ma se qualcuno provasse a scindere il concetto di frase, si troverebbe dinanzi a due parole “Assenza” e “Luce”. Probabilmente “l’Assenza” potrebbe essere quella “fisica” nel momento del concepimento dell’opera in se. La “Luce” potrebbe identificare l’idea, l’illuminazione del momento. Comunque potrei esporti diverse ipotesi che potrebbero avere la medesima funzionalità per queste due parole. Ma, preferisco che chi osserva i miei dipinti si chiedesse il perché di questa assenza e perché “In Assenza di Luce”. Ognuno può trovare la sua chiave per aprire le porte della percezione.
Si può ancora parlare di originalità? Cos’è per te l’originalità?
“L’originalità” non è stata mai la chiave per provare delle emozioni innanzi a un dipinto. Almeno per quanto mi riguarda. Non ho mai studiato a tavolino i miei lavori per renderli come dire “diversi” o peggio “originali”, il mio immaginario nasce dall’irruenza del gesto e dall’anima. Chi osserva un dipinto è libero di percepirne ciò che vuole o chiedersi se l’originalità è anche parte dell’insieme. Non spetta a me dirlo. Comunque mi fa sorridere la parola “Originale”, anche perché non sono uno stilista di moda.
In una recente conversazione mi hai parlato di una tua imminente trasferta a Berlino. Perché Berlino?
Non c’è un perché. Tutto a che fare con stimoli e ambizioni. A luglio 2011 sarò già in quella città per viverla e dipingere li.
Come rappresenteresti l’Italia di oggi?
Più che altro mi fa pensare alla rappresentazione dell’Inferno di Dante. Una profonda struttura a imbuto che raggiunge il centro dell’ignoranza della nostra Nazione.
Quali sono i tuoi progetti per il futuro?
Dipingere per il resto dei miei giorni.
Ti ringraziamo per il tempo concessoci.
Grazie a te Fabrizio per l’interesse e supporto! Approfitto di questa intervista per salutare anche Pompea Vergaro. Per lei nutro profonda stima e la ringrazio per l’articolo riservato alla mia pittura. Amen.
E’possibile visionare le opere e il lavoro di questo sorprendente artista al seguente indirizzo:
http://www.christianmontagna.com/