La psicosi nei consumi dell’ortofrutta scatenata dal ‘batterio killer’ in Germania costa cara al sistema agroalimentare Ue. Le perdite complessive per gli agricoltori europei ammontano ad oggi a 600 milioni di euro.
L’Italia, tra i maggiori produttori europei, paga un conto particolarmente salato, con danni oltre i 150 milioni di euro. Lo afferma la Cia-Confederazione italiana agricoltori, sulla base di un’indagine presentata in occasione della Conferenza economica apertasi a Lecce. L’ortofrutta italiana esporta quasi un terzo (4,2 miliardi) della sua produzione lorda vendibile stimata in 12,3 miliardi di euro all’anno. Da parte loro, Berlino e Mosca rappresentano due mercati di sbocco fondamentali per l’Italia: l’export in Russia vale 81 milioni e la Germania da sola ‘pesa’ per 700 milioni di euro annui. Ma a mettere in crisi uno dei settori più importanti dell’agricoltura italiana – rileva l’organizzazione agricola – è anche il calo drastico dei consumi interni in seguito all’allarmismo ingiustificato creato dalla vicenda. A meno di due settimane dall’inizio dell’emergenza in Germania, i consumi domestici di ortofrutta fresca sono crollati di circa il 20% e il 25% delle famiglie afferma di stare alla larga da frutta e verdura. Un altro 40% dichiara invece di non aver cambiato gli acquisti, ma ammette di essere molto preoccupato. L’allarme ‘batterio killer’ – aggiunge la Cia – rischia inoltre di ‘bruciare’ circa 10 mila posti di lavoro stagionali in campagna. Il conto arriva a 95mila considerando tutta la Ue.