Le vacanze, ormai, si avvicinavano al galoppo.
La voglia di mare e di divertimento era tanta e i libri … beh! Col caldo, perdono gran parte del loro fascino.
Rimaneva solo un ultimo scoglio da superare per Biblo: l’esame orale per poter passare alle scuole superiori.
Il più era fatto: frequenza dell’anno scolastico, prove, interrogazioni, persino l’esame scritto e le tesine finali.
“Già!” – pensava tra sé Biblo, chiamata così perché, quando era nel suo mondo, emetteva sempre degli strani suoni onomatopeici, per cui i suoi compagni le affibbiarono questo grazioso nome – “Come potrò mai riuscire a ricordare tutto? E tutti i collegamenti? E gli altri argomenti del programma? È troppo, persino per me!”.
Si, perché Biblo era proprio una gran “secchiona”. Eppure, aveva paura, ed era molto stanca.
La mamma la incoraggiava sempre, sapeva che era brava e le diceva: “Ma vai! Vedrai che andrà tutto bene. Ti occorre solo un po’ di svago. Sai che facciamo? Domani andiamo al mare e stasera ti accompagno a fare shopping … ti sentirai subito meglio! Io un po’ meno!”.
“Che vorresti dire? Che sono una spendacciona?”.
“No, solo che, pur volendo, non posso comprarti negozi interi”.
“Allora sai che ti dico? No grazie! Vado in camera mia! A studiare! Perché io ho delle cose serie da sbrigare!”.
“Oh! Non ti sarai mica offesa?”.
“Noooo! Tranquilla!”.
Appena giunta nella sua stanza, Biblo provò il suo vecchio costume e, riflettendosi nello specchio, le venne un’idea così grande, ma così grande, che le spuntò un enorme sorriso sul volto e gli occhi le si illuminarono.
“Si! Sono certa che funzionerà! Mamma!” – gridò correndo per le scale di casa – “Ho cambiato idea. Usciamo, comprerò solo il necessario!”.
“Oh bene! Allora mi preparo subito!”.
Detto fatto! In men che non si dica, le due erano già al centro commerciale.
Tuttavia, le spese di Biblo lasciarono esterrefatta la mamma.
“Scusa tesoro, ma che te ne fai di cartucce per la stampa, carta termica per maglie, magliette a tinta unita … è uno shopping triste! Ti serve qualcosa per la scuola per caso?”.
“Proprio così. Me ne sono accorta andando in camera … sai com’è! Se domani andiamo al mare, quando compro l’occorrente?”.
“Vuoi che ti dia una mano? Ero brava, lo sai!”.
“Non lo metto in dubbio; e ti ringrazio. Preferisco, però, far da me.”.
Il giorno successivo, a mare, Biblo era insolitamente serena. Si sentiva tranquilla, sicura com’era che la sua idea avrebbe funzionato.
“Meno male, si è calmata. La distrazione ha funzionato” – meditava la mamma.
Al ritorno a casa, la vide mettersi alacremente al lavoro e scendere solo per cena.
“Non ti pare di esagerare? Così perdi tutto il riposo di stamane!”.
“Non preoccuparti mamma, è tutto ok! Dovrò pur ripassare, no?”.
La mamma obiettò che c’era ancora un giorno di tempo, ma, ormai, il più era fatto.
Il giorno dell’esame, la vide con indosso la maglietta acquistata al centro commerciale, ma non era più la stessa, sopra vi erano stampate tante scritte.
“L’hai fatta tu?” – le domandò.
“Si, ti piace? Ho pensato che per educazione artistica potesse essere una prova tangibile di quello che ho imparato. Geniale, vero?” – replicò la figlia.
“Senza dubbio! Ecco perché tutti quei materiali!”.
“Già!”.
Giunta a scuola, Biblo incontrò la sua professoressa di italiano: “Allora? Siamo pronti? Che bella maglietta che hai! È nuova?” – le chiese, per distrarla.
“Certo che è nuova. Pensi: l’ha realizzata tutta da sola!”.
“Mamma … non è il caso!”.
“Perché no? È la verità!”.
In realtà, Biblo un motivo ce l’aveva per non voler dire che l’aveva creata lei: aveva stampato, come riflesse in uno specchio, le tesine più importanti sulla maglia, così, se non avesse ricordato qualcosa, guardando la cornice a giorno del grande quadro che era in aula, avrebbe visto tutto scritto, facilitandosi le cose. Era questa l’idea geniale!
Tutto procedeva per il meglio, finché arrivò una fatidica domanda di storia, che Biblo proprio non ricordava e che non era contemplata neanche sulla sua maglia, fino ad allora rimasta pure inutilizzata.
Tuttavia, l’occhio le cadde nel quadro e la professoressa incontrata prima, che la conosceva molto bene, seguì il suo sguardo, per capire cosa avesse. Gli occhi le si spalancarono all’improvviso, quasi non credette a se stessa.
“BIBLO!” – gridò saltando in piedi – “ESPULSA!”.
La commissione non capiva, alla mamma della ragazzina venne un colpo e la stessa Biblo non comprendeva.
“Perché? Che ho fatto?”.
“Osi anche chiederlo? Che cos’hai indosso?”.
“Una t-shirt, perché? Sono sconcia?”.
La commissione intanto borbottava, quasi a rispondere a Biblo.
“Come hai potuto? Proprio tu, la migliore della classe!”.
Biblo, allora, capì a cosa si stava riferendo, ma la rassicurò, dicendole che non l’aveva utilizzata neanche un po’ quella maglia.
Questa frase, fu la chiave che fece osservare e comprendere alla commissione l’accaduto, ed anche alla mamma.
“No, ma perché? Sei così brava! Che bisogno avevi di ricorrere a questa furbata?”.
Solo la professoressa di educazione artistica le sovvenne in aiuto, confermando che lei stessa le aveva chiesto un’applicazione pratica del codice Da Vinci e delle tecniche pittoriche esaminate durante l’anno.
L’insegnante di italiano allora controbatté: “Proprio usando le tesine d’esame? È un po’ ardita come prova, non le pare?”.
La commissione, allora, per porre fine alla faccenda, sospese l’esame per decidere il da farsi.
Dopo circa venti minuti, comunicavano a Biblo che, considerato il suo percorso scolastico, lo stress emotivo e fisico sostenuto, il suo tocco geniale e che, effettivamente, durante l’esame, quell’occhiata colta dalla professoressa era stata l’unica e non era neanche servita, poteva considerarsi comunque promossa …
E tutti esultarono. L’entusiasmo fu smorzato dalla commissione.
“Non abbiamo finito! Promossa, si, ma … con riserva!”.
“Che vuol dire?” – chiese Biblo alla commissione, con i goccioloni già agli occhi.
“Vuol dire che, ai primi di settembre, tornerai qui e completerai il tuo esame. Stavolta con un bel grembiulone fornito da noi, così non correremo rischi. Passerai l’estate a studiare, tutto qui”.
Biblo scappò via piangendo, mentre la mamma cercava di capire cosa dovesse fare per la scuola superiore e se l’iscrizione fosse valida stando così le cose.
“Non si preoccupi!” – la rassicurarono – “Sua figlia ha dato grande prova d’ingegno e di studio vero, oltretutto. In realtà, è promossa, a pieni voti e per merito” – e qui, la mamma tirò un sospiro di sollievo.
“Tuttavia, la pregheremmo di non condurla a vedere i quadri, perché deve comprendere che è importante non barare e non prendersi gioco delle competenze o della bontà altrui. Una lezione l’abbiamo imparata anche noi: abbiamo stressato troppo i nostri ragazzi e li abbiamo esageratamente intimoriti, cosicché, anche la più brava ha finito per avere dubbi su se stessa e ha preferito optare per altre vie, come per garantirsi un salvagente. A fine luglio le potrà raccontare tutto. Bene, che dire? È stato un piacere e, sicuramente, non metteremo a verbale questo episodio. Poi, data anche la figura fatta con i compagni! Le vacanze saranno dolorose per lei e, forse, l’inizio della nuova scuola sarà un piacere. Potrà ricominciare di nuovo da zero, memore della lezione imparata a proprie spese, anche se è un po’ dura per una ragazzina!”.
La mamma ringraziò tutti i professori e, quel giorno, condusse Biblo a fare tutto lo shopping che voleva, anche un negozio intero, per consolarla e premiarla, allo stesso tempo, per la bravura dimostrata senza aiuti. In fondo, pensava che la prof. di italiano avrebbe anche potuto tacere.
Solo a fine luglio, come promesso, la mamma rivelò tutto alla figlia, che ribatté: “Mai più, giuro, mai più ricorrerò a questi mezzi nella mia vita!” – sdraiandosi di colpo, stanchissima, per terra, mentre era al mare, con un libro in mano.
Fine
Ogni riferimento a fatti, persone, situazioni, è puramente casuale