Un’atmosfera intrisa di magia, superstizioni, incantesimi, una volta s’intrecciava con le vicende quotidiane della nostra gente, rendendo opera di spiriti tutto quello che colpiva la fantasia.
Così il sibilo del vento diventava il lamento di un’anima, il fenomeno del miraggio era opera della fata morgana e se in casa si perdeva qualcosa, se una fanciulla perdeva la verginità, se un uomo si arricchiva di colpo, l’artefice era lui, onnipresente ed onnipotente.
Ancora oggi i contadini credono che sia lo spirito di un bambino morto senza essere battezzato; ma contrariamente ai diavoli, lupi mannari ed alle streghe, lo spiritello nessuno lo teme. Esso è un “monacieddhu” della casa malizioso e bizzarro che interviene nelle faccende altrui divertendosi ad intralciarne i piani con beffe, scherzi e capricci fino a far perdere la santa pazienza.
Adora entrare nelle stalle ed intrecciare criniere e code dei cavalli, adagiarsi sul petto delle donne addormentate ed ostacolarne la respirazione, solleticare i piedi degli uomini dormienti, levare le lenzuola, nascondere gli oggetti in luoghi particolari, togliere la biada dalla mangiatoia di un cavallo, ecc.
E’ vivace, intrigante, minuto, si agita sempre, fugge, vola, gironzola dovunque in casa, come se fosse il padrone, ma in fondo è un folletto buono e quando diventa insopportabile per tranquillizzarlo bisogna impadronirsi del suo inseparabile portafortuna, il suo cappello rosso. Senza di esso non può resistere e per averlo promette di rivelare il nascondiglio di tesori, diventa tenerissimo disperandosi come un bambino. Ma non bisogna lasciarsi ingannare ed accontentarlo in quanto, appena avuto il famoso cappello, facendo sberleffi e salti folli, fugge via senza mantenere le promesse fatte.
Un tempo i contadini desideravano enormemente, riuscire finalmente un giorno ad impadronirsi del suo cappello.