Gli aspetti legali della vicenda relativa alla gestione del bar dello Stadio comunale di Lecce – dichiara la Vicepresidente della Regione Puglia, Loredana Capone – sono naturalmente di competenza degli avvocati e dei giudici.
Dunque non intervengo nel merito di un contenzioso già praticamente in atto, anche se ad una prima ricostruzione i comportamenti dell’Amministrazione comunale appaiono quanto meno discutibili. Non foss’altro perché un’amministrazione pubblica che non abbia preconcetti e non voglia rischiare sanzioni e responsabilità ancora più pesanti, è tenuta a rispettare ed eseguire le sentenze della giustizia amministrativa. cosa che il Comune di Lecce non ha fatto e continua a non fare nonostante i vari decreti del TAR.
Ma nella vicenda c’è qualcos’altro, oltre l’arroganza e la presunzione, a cui purtroppo siamo abituati quando abbiamo a che fare con il Comune di Lecce. Ci sono – tutte insieme – ignoranza delle procedure, rifiuto di leggere perfino gli atti amministrativi di cui si dispone, abbandono del buon senso, fuga dalle responsabilità, doppiogiochismo. Ovvero, un cocktail avvelenato di atti e atteggiamenti che non è consono ai livelli di servizio di una città capoluogo e al rispetto dei diritti di un imprenditore locale che da oltre vent’anni ha assicurato – anche quando sugli spalti della serie C e della serie B si contavano pochi sparuti spettatori – un livello di servizio e professionalità inappuntabili.
Un’amministrazione realmente vicina ai propri cittadini, prima ancora di sbagliare ad interpretare le carte, ne ascolta le ragioni ( se i funzionari ritengono che ciò non rientri nei loro compiti qui entra a supporto la politica che è arte della mediazione equilibrata ed intelligente ), studia le soluzioni e, vivaddio, cerca di evitare che intere famiglie di lavoratori che su quel servizio hanno investito per decenni non solo il loro tempo ma somme di denaro anche ingenti ( per ammodernare, arricchire il servizio, aggiornare standard e livelli di igiene, eccetera ) paghino improvvisamente colpe non loro.
Di più: un’Amministrazione accorta non crea da sola situazioni di ovvii contenziosi che, allo stato dei fatti, potrebbero anche non limitarsi alle aule della giustizia amministrativa, avendo violato così palesemente i diritti dell’impresa e l’ordine del Giudice e non rilascia dichiarazioni infondate e inammissibili, secondo le quali “chiunque abbia una manifestazione o uno spettacolo da realizzare allo Stadio di via del Mare ha il diritto di gestire il servizio ristoro”. Se fosse vera, questa affermazione starebbe a significare che chiunque abbia il permesso di realizzare allo Stadio spettacoli o intrattenimenti non sportivi, specialmente durante l’estate, potrebbe di volta in volta portarsi dietro gestori sconosciuti e temporanei del servizio bar e ristoro provenienti ora da Bari, ora da Roma, ora da Arezzo, che per quella serata di spettacolo utilizzano ( e con quale licenza? ) strutture, servizi e attrezzature non proprie ma di un altro privato, oltre che personale non conosciuto, probabilmente non leccese, di cui non si chiedono e conoscono attitudini personali, igieniche, professionali .
Quanto di amministrativamente irresponsabile ci sia in tutto ciò, a fronte della validità di una licenza intestata alla sig.ra De Filippo, lo ha determinato più volte il TAR.
Sul resto, sugli aspetti comportamentali, sociali e politici degli uomini di Palazzo Carafa, possono giudicare i cittadini.