L’alba del 19 agosto giunge veloce, provocando il conseguente risveglio del sottoscritto e della sua compagna di viaggio all’interno della vettura parcheggiata nell’autogrill transalpino.
Dopo un breve risciacquo ed un altrettanto breve conforto di caffè, alternati dall’acquisto dei primi souvenir da regalare a parenti ed amici al ritorno, ecco di nuovo l’asfalto dell’autoroute in direzione della Provence. Prima tappa un piccolo paese della campagna provenzale, Saint-Maxim, particolarmente caro agli antenati del sottoscritto, poiché un tempo rientrava nei possedimenti di famiglia, tuttavia il motivo della tappa non è questo. All’interno della chiesa gotica, la cui facciata non è stata mai terminata, è custodito quello che secondo la Chiesa Cattolica è il teschio di Maria Maddalena (foto 2). Il nostro arrivo nel piccolo centro è di gran lunga anteriore all’orario di apertura del luogo di culto, previsto per le 8,30, pertanto si provvede ad un petit dejuner, una colazione a base di croissant appena sfornati, succo di frutta e caffè au lait. Dopo un giro nel paese, ecco finalmente la chiesa aperta e subito si entra nella cripta per osservare la reliquia che, nel corso dei secoli, è stata oggetto di culto in special modo delle fanciulle in età da marito, desiderose di propiziarsi un utero fecondo. Riguardo all’associazione fra la fecondità ed il culto di Maria Maddalena, ognuno tragga le sue conclusioni … Dopo aver assistito alla prima messa del mattino, per volere della mia compagna di viaggio e dopo aver visto anche lo splendido chiostro del convento che, tra l’altro ospita all’interno un ristorante, eccoci di nuovo in strada.
Superato Aix en Provance, eccoci diretti verso Avignon, tuttavia una quarantina di chilometri prima dell’arrivo usciamo dall’autostrada e dopo una trentina di chilometri su una magnifica strada ordinaria, che attraversa la campagna provenzale e fiancheggiata da alberi altissimi che formano una galleria verde sulle nostre teste, eccoci a Saint-Remy-de-Provence, cittadina che diede i natali al celebre Nostradamus. Oggi resta ben poco di quell’epoca, anche se il centro conserva tutto il suo fascino ed è meta di un discreto flusso turistico. Dopo un dejuner, corrispondente al nostro pranzo, in uno dei tanti bistrot dove per la prima volta la mia compagna sperimenta la bontà dei vini rosati provenzali, che la conquisteranno per tutta la durata del viaggio, eccoci in direzione di una città particolarmente cara al sottoscritto, al punto da ritornarci spesso: Avignon, un tempo sede papale, dove si consumò la tragedia dei cavalieri templari, ma anche dove Francesco Petrarca incontrò la sua Laura.
Dopo una salutare doccia ed un breve riposino pomeridiano nell’albergo, situato proprio nel centro della città antica, che conserva ancora intatta la sua cinta muraria, si esce in strada e dopo pochi minuti di cammino, ecco il gotico Palazzo dei Papi (foto 1), affiancato dalla cattedrale al cui interno risaltano i mausolei di Benedetto XII e Giovanni XXII, quest’ultimo nella stanza del tesoro. Usciti dalla chiesa, eccoci salire sul meraviglioso parco, un tempo appartenente ai pontefici ma ora pubblico, da dove è possibile osservare uno splendido panorama nelle quattro direzioni, specialmente sul grande Rodano che scorre veloce pochi metri oltre la cinta muraria. Dopo una buona oretta di relax nel verde, eccoci davanti al Pont de Saint-Benezèt (foto 3), il ponte di Avignon un tempo importantissimo oggetto di contesa fra il monarca ed il pontefice ma ormai ridotto a solo poche arcate, a causa della furia del fiume. La visita sulla struttura viene effettuata con un sistema auditivo che consente di ascoltare la storia del ponte in corrispondenza di punti precisi contrassegnati da cartelli numerici.
Terminata la visita, ecco che il cielo comincia a diventare buio, pertanto un diner a base di una paella, abbondantemente innaffiata da un rosé della Bouche du Rhone, getta il sipario su questa seconda giornata di viaggio.
Cosimo Enrico Marseglia