Temperatura tra i 35 e i 36 gradi, umidità da pentola in ebollizione hanno consigliato ai più la poltrona di casa e le spiagge del litorale; sui seggiolini della Est sarebbe facile prepararsi due uova all’occhio di bue; ma si gioca e siamo all’esordio.
Parte forte l’Udinese che va in gol al primo giro di lancette con Basta, il più rapido ad anticipare tutti al limite dell’area di porta: un balbettio del pacchetto difensivo e la frittata è servita. Il gol del pari sarebbe sul destro di Giacomazzi che da posizione favorevole spedisce però al lato. L’Udinese si limita al palleggio, anche lezioso, lasciando così l’iniziativa ai giallorossi. 16° : scendono in tre verso l’area di Julio Sergio, Torje caracolla e al limite d’area allarga per Basta sul cui cross è ancora Torje a tentare la via del gol; ne vien fuori un invito per Di Natale che raddoppia facile facile. Eusebio inverte la posizione tra Cuadrado e Di Michele, Corvia è la boa avanzata. L’Udinese si distende con equilibrio, il Lecce si affida prevalentemente ai lunghi lanci in attesa della zampata: di chi? Di qualcuno che abbia la mira più precisa; mira che al momento latita. Si prova a cambiar gioco arretrando Giandonato in posizione di play ed avanzando Obodo; per capirci Giandonato nei panni di Pirlo e Obodo in quelli di Seedorf. Alla mezzora Cuadrado scheggia l’esterno del palo, questa è almeno l’impressione, concludendo una personale iniziativa, ma la manovra corale stenta come se la ragnatela dei friulani ne impedisce la tessitura. E intanto, proprio allo scadere, il Messi dei Carpazi (Torje) divora il terzo gol. Novità al rientro in campo? Nessuna, per quanto Ofere e Bertolacci si siano riscaldati a lungo nel corso dell’intervallo. Dopo cinque minuti Bertolacci rileva Giandonato; ma la manovra resta sempre approssimativa, ansimante, anonima. Al 14° contropiede friulano da manuale: Di Natale libera Torje ai sedici metri, nessuno a contrastarlo e lui spedisce alle stelle. Mesbah non ne azzecca una, ma non è il solo; nessuna progressione sulla fascia, una sola conclusione verso Handanovic, ma da 35 metri. È il momento di Ofere: fuori Corvia al minuto 20. L’Udinese gioca con sufficienza quasi che i tre punti fossero custoditi in cassaforte definitivamente, e tuttavia il Lecce non riesce ad architettare consistenti pericoli dalle parti di Handanovic. Vince l’Udinese; vince con merito pur non avendo attinto ai vertici del calcio. Molto è dipeso dalla insipida prova dei giallorossi raramente entrati in partita; la differenza dei valori in campo è sembrata evidente sul piano delle individualità ed ancor più su quello collettivo: l’Udinese è squadra costruita su solide basi mentre al Lecce non riesce ancora di esprimere il potenziale di cui molto si è detto. Quando poi gli esterni( Mesbah e Tomovic hanno sofferto molto gli avversari) il centrocampo deve fare gli straordinari ed il rifornimento per le punte si impoverisce. La squadra si è spesso sfilacciata complicando i collegamenti tra i reparti, occorre lavorare alla ricucitura. Tanti pezzi di buona stoffa non fanno un vestito fino a quando il sarto non riuscirà a cucirli come ci si aspetta che sia. Il tempo c’è, si dice che la stoffa ci sia, sotto con ago e filo!