Sabato 25 settembre 2010 si è tenuta a Roma la manifestazione di protesta contro la nuova direttiva UE, approvata l’8 settembre che, non solo conferma la possibilità di utilizzare esseri viventi per favorire la ricerca scientifica ma amplia addirittura il campo d’azione delle aziende interessate permettendo anche l’uso di animali randagi.
Lo slogan del corteo è stato: “Fermare Green Hill”, dal nome della principale azienda italiana, con sede a Montichiari (BS), che alleva cani beagle destinati ai laboratori per la ricerca scientifica. Gli animali arrivano negli istituti grazie ad allevamenti specializzati, autorizzati dal governo a farli riprodurre e spedirli verso un triste destino di sofferenza e prigionia. I progetti di questa brutale impresa sono quelli di allargare il proprio giro d’affari e, in collaborazione con un altro importante colosso americano, l’allevamento potrebbe raggiungere cifre spropositate.
Ma cosa accade realmente nei laboratori di vivisezione? La vivisezione non è soltanto sezionare rane vive, è per definizione qualunque tipo di sperimentazione effettuata su animali che induca alterazioni a livello anatomico o funzionale, come l’esposizione a radiazioni o l’inoculazione di sostanze chimiche e gas. E’ questa crudeltà inaudita che milioni di esseri viventi sono costretti a subire ogni anno. Avvelenamenti con sostanze chimiche, induzione di malattie, esperimenti sul cervello, prove di dolore e molto altro ancora è solo una parte di questa orribile parentesi italiana, è solo una piccola parte delle torture che vengono praticate in ogni laboratorio del mondo.
I vivisettori chiedono se sia meglio salvare un topo o un bambino, ma noi scegliamo di non diventare delle cavie e di salvare anche il topo.
Domenica 2 ottobre si terrà a Montichiari (BS) la “Passeggiata a 6 zampe”: padroni e cani contro Green Hill, l’allevamento della morte.
Pamela Villani