La data di cui al titolo entra nella storia per via della solita frase fatta secondo la quale “il mondo non sarà più lo stesso”. Ho una certa età per potermi ricordare che anche nel 1945, con le atomiche di Hiroshima e Nagasaki, si disse la stessa cosa così come si è ripetuto nel 1989 dopo la caduta del muro di Berlino.
Il mondo, purtroppo oppure per fortuna, è sempre lo stesso ma possono cambiare le ideologie, i sistemi di governo, le modalità esecutive di uno sforzo bellico ed, in ultimo, il modo più scientifico di fare terrorismo.
Perché l’11 settembre ci fa ripetere il ritornello relativo al mondo? Perché è più recente e ci ha instillato un senso di paura e di timore talchè crediamo, e forse è vero, di essere assolutamente indifesi di fronte a minacce così impreviste. Ma l’11 settembre era veramente così imprevisto? Lo si saprà, forse fra una cinquantina d’anni, quando verranno aperti i soliti archivi segreti e si potrà fare, molto a posteriori, una valutazione più circostanziata degli avvenimenti. Oggi ci possiamo limitare a leggere ed interpretare una verità storica del momento che è quella della diminuita capacità operativa sul piano militare della superpotenza USA che incide in maniera consistente sul rapporto con gli altri Stati. E’ indubbio, infatti, constatare come gli USA attraversino una fase declinante e che le enormi spese militari sostenute in passato lo sono un po’ meno oggi, basti vedere che l’impegno militare in Libia si è lentamente assottigliato al punto da sembrare marginale.
Certo gli USA sono stati per tanti anni i gendarmi del mondo, ma oggi questa posizione risulta pesantemente incrinata e vediamo anche il perché. Dopo la fatidica data il mondo si è sentito tutto americano ed ha appoggiato l’idea americana della “lezione” da dare all’Iraq ed all’Afghanistan; si è creduto, molto ingenuamente, che fosse qualcosa di breve durata ed, invece, a tutt’oggi si combatte, con gli attentati, in Iraq e si combatte sul serio in Afghanistan. Il tentativo di “esportare” la democrazia in paesi nei quali questo termine non risulta essere nei vocabolari locali è molto lontano dall’essere compiuto. La destabilizzazione della fascia sub-sahariana è sotto gli occhi di tutti. In Egitto governano ancora i militari, in Tunisia non mi risulta che ci sia una nuova classe dirigente se non la vecchia un po’ riciclata, in Libia, dopo sei mesi di guerra e bombardamenti NATO, ancora non si sa dove stia Gheddhafi e quali intenzioni abbia. Una cosa è certa, oggi anche i più scalcagnati terroristi dispongono di armi, che magari non sanno usare, sofisticatissime che riescono a procurarsi con assoluta facilità data l’incapacità degli Stati sovrani di intervenire. I servizi segreti di tante nazioni che andavano per la maggiore oggi hanno perso molta credibilità e mi riferisco alla CIA ed al servizio segreto britannico visto quello che è successo e succede nei loro stati. La destabilizzazione economica è sotto gli occhi di tutti e non è necessario essere grandi economisti per capire che le spese per la difesa hanno abbondantemente superato le spese per gli investimenti e la crescita economica; l’insicurezza regna sovrana in ogni posto. In Libia, quando tutto sarà finito, bisognerà fornire almeno cinque miliardi di dollari per avviare, e soltanto avviare, la crescita. Si dirà che ha il petrolio ed i quattrini verranno da lì, ma si omette di ricordare che anche l’Iraq ha il petrolio ed ancora non riesce a decollare economicamente.
A tutt’oggi l’anniversario di cui al titolo accende ancora il dibattito se si sia trattato di attentato o di complotto; di certo si sa, o meglio non si sa, che fine abbiano fatto i resti di Ground Zero, se è vero come citato dal New York Times del 2001, che sepolti sotto le macerie vi erano valori di oro ed argento pari a 240 milioni di dollari. Sempre a tutt’oggi, smentendo la proverbiale rapidità della giustizia americana, l’inchiesta, chiusa nel 2008, non è ancora sfociata in un processo ed ancora non si sa se dovrà occuparsene una giuria militare a Guntanamo oppure una giuria civile in New York. E’ vero, è sparito Bin Laden, ma non sono spariti i seguaci, anzi non si sa chi siano.
Certo, sotto questo aspetto l’11 settembre ha sconvolto il tran tran routinario del nostro vivere, ma di certo non ci sta portando un mondo migliore; se ne stanno avvantaggiando le fabbriche di armi, anche se i combattimenti tradizionali con armate e divisioni non servono più a nessuno, e si tralascia di considerare che il miglior strumento di difesa è rappresentato da uno sviluppo e da una crescita guidata in maniera oculata da chi regge le sorti di ogni paese.
Forse questo 11 settembre potrebbe servire per far fare un’inversione di rotta ai vari stati, ma ho seri dubbi che questo accada. Pertanto teniamoci i ricordi e le ricorrenze!