Non si capisce quale sia la linea di confine che separa l’indignazione dall’attacco mediatico nei confronti degli amministratori leccesi, accusati (alcuni) di fare uso di sostanze stupefacenti. Le polemiche, partite mesi addietro dalla senatrice Poli Bortone, sono riemerse in seguito all’arresto di un intero clan dedito allo spaccio di droga. Tra i clienti del clan, sembra ci siano personaggi della politica locale
Gli attacchi provengono ormai da più fronti, ieri sera in Consiglio comunale, una domanda di attualità firmata dai tre capigruppo dell’opposizione, Rotundo (Pd), Cazzella (Io Sud) e Pankiewicz (UdC) chiedevano la discussione urgente della possibilità di sottoporre l’intero Consiglio al test tricologico, poi rinviata alla prossima seduta per l’assenza del sindaco Perrone impegnato a Brindisi, all’Assemblea Anci.
Qualcuno, spontaneamente si era già sottoposto all’esame delle urine lo scorso maggio, in seguito alla polemica della Poli Bortone, partita dal governo centrale e trasferita dalla stessa al Consiglio provinciale e comunale leccese. Ma dopo qualche giorno di bagarre, tutto cadde nel dimenticatoio, anche perché alla senatrice le urine non bastavano, si doveva passare all’esame del capello per maggiore attendibilità del risultato. Dopo i fatti di cronaca di questi giorni, si ritorna sul tema, scomodo per chi potrebbe essere coinvolto e per chi non lo è. E’ quanto lamenta il sindaco Perrone che in una nota di ieri dichiara tutta la sua contrarietà a perdere tempo sui test antidroga anziché occuparsi dei problemi reali della città.
Un teatrino politico, invece, per il candidato sindaco Antonio Capone della lista civica “Verso Lecce”, già assessore nella seconda Giunta Poli, che così si esprime in una nota: “il botta e risposta di queste ore a suon di comunicati stampa tra chi ha governato Lecce negli ultimi 15 anni, essendo la causa del dissesto finanziario, non può scadere fino al punto di infangare il nome di un’intera città, spostando il tiro dai problemi veri del capoluogo e puntando l’attenzione sull’esame delle urine e dei capelli di consiglieri, assessori e parlamentari. Che lo stato della rappresentanza istituzionale, cittadina e non, non sia ai massimi livelli non lo stabilisce soltanto qualche striscia di polvere bianca, presunta o reale, ma la cattiva gestione del denaro pubblico sperperato, scialacquato, dissipato e finito nelle tasche di pochissimi potenti, dinanzi ad un’opposizione di sinistra sorda e cieca che si è fatta anche rubare il ruolo dai signori del teatrino”.
Molti degli accusati si apprestano a dire la loro a mezzo stampa, con comunicati e convocazioni: il vice sindaco Garrisi fa sapere di essere stato “il primo a depositare gli esami alla segreteria del Consiglio, ho effettuato l’esame tricologico in data 8 giugno 2011, depositato il giorno 28 dello stesso mese presso la presidenza del Consiglio del Comune di Lecce. Il risultato degli esami ha dato esito negativo. Per quanti volessero prenderne visione potranno farlo direttamente presso l’Ufficio Stampa del Comune di Lecce ”. Per il vice presidente del Consiglio comunale, Antonio Lamosa: “non ho mai fatto uso e mai lo farò di sostanze stupefacenti.“Ho depositato in data odierna presso la presidenza del Consiglio comunale di Lecce, le analisi relative agli esami dell’urina da me sostenuti lo scorso 19 maggio. L’esito è risultato essere negativo. Per quanti volessero prenderne visione potranno farlo direttamente presso l’Ufficio Stampa del Comune di Lecce.Quanto prima mi sottoporrò anche al test tricologico”. Insieme ad altri che hanno esibito il test, siamo intorno ai 10 rappresentanti del Consiglio, per arrivare a 41 più il sindaco e gli assessori, ne avranno ancora di cronaca da seguire i leccesi.