Urgente convocazione di tutta la stampa locale, questa mattina, presso la segreteria politica di Lecce del senatore Alberto Maritati che ha voluto fare chiarezza sulle dichiarazioni del magistrato Pino Scelsi a proposito delle indagini sul caso Tarantini
Due telefonate, scevre di ogni interesse personale secondo il senatore Maritati, gli sono costate il sospetto di coinvolgimento nel caso che da circa due anni interessa le cronache nazionali: le implicazioni dell’imprenditore barese Tarantini con il presidente del Consiglio Berlusconi a proposito di festini privati che avrebbero favorito il traffico di droga e la prostituzione.
I fatti: Alberto Maritati, nel 2009, ricevette una richiesta di aiuto da un suo conoscente militante del Pd e imprenditore salentino, tal Roberto De Santis, tra l’altro molto vicino a Massimo D’Alema e che fece da tramite in diversi incontri tra questo e Tarantini, stando alle cronache di questi mesi. De Santis era preoccupato del ciclone giudiziario che stava interessando Tarantini e chiese a Maritati di capire se per lui ci fosse qualche coinvolgimento legato alla semplice conoscenza con l’imprenditore barese. Lo stesso Maritati, impietosito dal possibile coinvolgimento di un libero cittadino, chiamò il suo amico ed ex collega che svolgeva le funzioni di Sostituto Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Bari, Pino Scelsi, lo stesso che in seguito pare abbia dichiarato che Maritati si sia rivolto a lui per ottenere informazioni “per conto” di persone a lui molto vicine politicamente.
“Si parlava di vicende di droga, e io so come a volte anche la Magistratura, abbagliata dalle intercettazioni, può coinvolgere gente estranea ai fatti soltanto per aver avuto rapporti con gli indiziati. In quell’occasione tuttavia, precisai a De Santis che mai avrei interferito con il lavoro della magistratura, in linea con la mia integrità professionale e dell’amico Scelsi, ma decisi ingenuamente di aiutarlo”. L’incontro tra Maritati e Scelsi, fu preceduto da una telefonata che il senatore fece a De Santis perché non ricordava il nome del protagonista della vicenda, cioè Tarantini. Tuttavia nel breve colloquio che ebbe con Scelsi, ricorda Maritati, al pronunciamento del nome dell’imprenditore, la reazione del Sostituto Procuratore fece comprendere al senatore di essere entrato in un terreno minato e preferì non approfondire. Di seguito, Maritati chiamò al telefono De Santis per riferire l’incomprensibile reazione di Scelsi. A distanza di poco tempo, però, la stampa riportava le dichiarazioni della Daddario e del coinvolgimento di Tarantini nello scandalo di Palazzo Grazioli.
“E’ stato a quel punto che ho compreso di cosa si trattava e del motivo per cui il mio amico Scelsi aveva reagito in maniera così perentoria, quello che non mi spiego è come mai ha tirato in ballo il mio nome a proposito di informazioni su Tarantini quando io non conoscevo il soggetto in questione, ma il mio interesse era legato alla preoccupazione che una persona estranea, un libero cittadino, fosse ingiustamente coinvolto”. Si giustifica anche sul piano politico, Maritati, non vuole si pensi ad un tentativo di sollevare da responsabilità, gli appartenenti al suo stesso partito. Ora vuole vederci chiaro, il senatore, dal momento che dopo Pino Scelsi, anche il Procuratore della Repubblica di Bari, Antonio Laudati ha fatto il suo nome in atti ufficiali. A questo punto e stanco delle ipotesi che vengono fatte a suo carico, il senatore è voluto uscire allo scoperto per dare personale testimonianza di come sono andate le cose: lo ha fatto di fronte alla stampa e con un documento da lui stesso stilato che invierà al Procuratore della Repubblica del Tribunale di Lecce, a quello di Bari e alla Commissione disciplinare del Consiglio Superiore della Magistratura. “Se Scelsi e Laudati sono entrati in conflitto tra loro nel caso Tarantini, mi tengano fuori, io devo difendere la mia onorabilità e, se necessario, lo farò nelle sedi opportune”, ha concluso Maritati.