“Contenere i costi della politica e superare alcuni limiti nel funzionamento degli organi della Regione”. È questo l’obiettivo che la proposta di legge, a firma dei capigruppo Udc (Salvatore Negro), I Pugliesi (Davide Bellomo), Mep (Antonio Buccoliero, assente ingiustificato), Ppdt (Francesco Damone), Psi
(Donato Pellegrino), Idv (Orazio Schiavone, assente giustificato), intende realizzare, modificando gli articoli 20, 24 e 41 dello Statuto regionale della Puglia.
Il filo rosso della proposta, hanno sottolineato i firmatari, è salvaguardare la regolare vita istituzionale del Consiglio regionale, sino al termine di ciascun mandato. Punto focale della pdl è, infatti, l’introduzione della possibilità del vicepresidente della Giunta di “esercitare funzioni vicarie in caso di dimissioni volontarie, rimozione, impedimento permanente o morte del Presidente al fine di determinare le condizioni istituzionali per la continuità della legislatura”. La modifica, che prevede contestualmente l’introduzione del vicepresidente tra gli organi regionali (che andrebbe ad affiancare il Consiglio regionale e i presidenti della giunta oltre che della stessa assemblea legislativa) e una sua elezione diretta, consentirebbe, ha commentato Pellegrino, la fine dell’esasperato personalismo politico, ridando centralità ai programmi elettorali, in quello che sarebbe ormai un Paese governato dalle caste e dall’emotività dell’opinione pubblica. Stesse accuse alle conseguenze del presidenzialismo, in particolare a quello vendoliano, sono state fatte dal consigliere Damone, che ha ricordato il modello precedente all’attuale sistema, “ovvero un momento in cui contavano i programmi comuni e non gli uomini, consentendo sempre un’operatività condivisa fino a fine mandato”.
Negro ha insistito sui tagli ai costi della politica che la proposta di legge prevede, non solo indirettamente impedendo elezioni politiche anticipate (e quindi scongiurando a priori il rischio di costi elettorali prima della fine di ciascuna legislatura), ma anche riducendo i consiglieri a 60, un numero questo che, ha confermato Bellomo, potrà essere ulteriormente definito. Per sconfessare il sospetto che la proposta sia una legge ad hoc per consentire ai consiglieri dei partiti minori di completare il mandato fino alla fine della legislatura, il capogruppo de I Pugliesi ha precisato che questa legge avrà effetto solo dalla prossima legislatura, escludendo l’ipotesi di un vantaggio personale. “Piuttosto questa iniziativa – ha rimarcato Pellegrino – ha l’ambizione di innescare un dibattito che, uscendo dai confini regionali, abbia come obiettivo una rivisitazione in senso democratico di tutte le istituzioni politiche”. Larghezza di vedute condivisa anche dagli altri firmatari, che hanno presentato il pdl come il primo tassello di un mosaico che non potrà non coinvolgere altri aspetti, come la legge elettorale, la questione dei vitalizi, etc.
In attesa che il disegno di legge venga sottoposto all’esame della VII commissione, i consiglieri proponenti si sono detti molto fiduciosi circa l’appoggio bipartisan degli altri gruppi politici (“se non ci fossimo limitati alle firme in calce alla pdl dei soli capigruppo, avremmo ottenuto un’adesione dei singoli consiglieri molto ampia”), ma soprattutto della eventuale tenuta costituzionale della proposta.