Era ricercato da 6 anni, ritenuto responsabile della strage che, l’undici gennaio del 2004, causò la morte di 21 albanesi, annegati nel canale d’Otranto. Altin Belulaj, di 31 anni, è stato bloccato a Roma dai carabinieri della stazione Appia, in esecuzione di un mandato di cattura internazionale.
L’albanese era in compagnia di un suo connazionale nel quartiere Statuario a Roma, quando i militari, notando il loro atteggiamento sospetto, li hanno fermati per un controllo. I documenti esibiti, visibilmente contraffatti, hanno convinto i carabinieri ad approfondire gli accertamenti. E così i due sono stati sottoposti all’accertamento delle impronte digitali. Sul 31enne è emerso che pendesse sul suo capo un mandato di cattura emesso nel 2005 dalla Corte d’Appello di Valona, cone le accuse di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina ed attraversamento illegale di confine, che la legge albanese punisce con una 25 anni di reclusione, pena di gran lunga superiore rispetto a quanto stabilito dal codice penale italiano. Tuttavia, nei confronti del Belulaj non sarebbe stato contestato il reato di omicidio plurimo. I fatti risalgono all’undici gennaio di 7 anni fa, quando l’albanese, a soli 24 anni, organizzò insieme ad altri connazionali uno dei tanti ”viaggi della speranza”: a bordo di un gommone partito dal porto di Valona e diretto verso la costa idruntina, furono stipati 36 profughi albanesi. Ogni passeggero pagò agli scafisti 1.500 euro. Ma nel canale di Otranto per le pessime condizioni meteo e le onde altissime, il gommone affondò e morirono per annegamento 21 dei 36 passeggeri. Molti di loro, quando furono recuperati, presentavano escoriazioni sulle mani, dovute al disperato tentativo di restare aggrappati alle cime dello scafo.