Il sapore è quello della quiete dopo la tempesta. Nell’ospedale di Galatina si sigla, in qualche modo, la pace tra i primari e l’ex Direttore sanitario del nosocomio Giuseppe De Maria.
È stata la Direzione generale della Asl a volerlo, per mettere a tacere qualsiasi querelle che ha inasprito in questi mesi le corsie del Santa Caterina Novella. Uno accanto all’altro, dunque. Da una parte De Maria, dall’altra i direttori dei reparti di chirurgia, ortopedia, radiologia, gastroenterologia, pronto soccorso. In mezzo, a fare da paciere, il Direttore Generale Valdo Mellone. Tutti seduti allo stesso tavolo, in quella stessa stanza in cui, il 13 dicembre dello scorso anno, il personale medico e paramedico si riunì per sottoscrivere la dichiarazione di guerra, il documento con cui si chiedeva alla Asl di intraprendere tutte le misure necessarie su De Maria. Casus belli, d’altronde, fu la circolare con cui l’ex Direttore sanitario invitava il personale a non fare uso di cocaina durante l’orario di lavoro, conseguenza del coinvolgimento di un infermiere nell’ambito di un’inchiesta su spaccio di droga. Ne sono seguiti i test su tutti i dipendenti, portati avanti dall’Istituto di psicologia del lavoro. Ne è seguito, soprattutto, l’allontanamento immediato di De Maria, ora responsabile dell’Ufficio per la libera professione a Lecce. “Si è voluto soffiare sul fuoco, montare un caso- viene ripetuto- il gruppo dei medici è compatto e si lavora per individuare il nuovo Direttore sanitario”. Lo si rimarca per cercare di ricucire la ferita. A riaffondare il dito nella piaga, infatti, è stato il volantino del 5 novembre. Righe fitte fitte a firma di “lavoratori indignati” contro quella che è stata definita la “casta dei primari (gli stessi presenti al tavolo odierno, ndr), che ha colto l’occasione della lettera sulla droga per cacciare De Maria”. Il vero motivo alla base, si è insinuato sottilmente, risiederebbe invece “nelle enormi richieste di risarcimento danni di pazienti”, nei “ricoveri pilotati”, nelle “attività aggiuntive false ma pagate dall’Asl” e di cui De Maria avrebbe informato gli organi superiori. “Fantasie”, replica Mellone.