Dal vertice in Prefettura all’incontro con il sindaco di Lecce, così si è svolta la mattinata di oggi per i rappresentanti sindacali e i lavoratori ex Aams dei Monopoli di Stato, in vista dell’imminente scadenza di contratto che li farebbe transitare da BAT in Jacobucci SpA
Riconversione industriale è il termine appropriato a spiegare ciò che sta avvenendo per i 20 lavoratori della Bat, precedentemente assunti dall’Azienda autonoma dei Monopoli di Stato. Una riconversione concordata a suo tempo con i sindacati, dopo il trasferimento di BAT da Lecce a Roma come sede legale e in Romania come sede di produzione, ma di cui non si stanno rispettando i termini contrattuali secondo i sindacati. Il Piano Sociale sottoscritto il 2 dicembre 2010 tra BAT e le aziende Jacobucci Spa, Korus srl e In.ser.Salento, e al quale collaborava il Ministero dello Sviluppo Economico, prevedeva il ricollocamento dei lavoratori, 33 in tutto, entro il 31 dicembre 2011 i quali sarebbero stati preventivamente formati per la riqualificazione professionale mediante un piano predisposto in collaborazione con Confindustria Lecce e condiviso con i sindacati.
A poco meno di due mesi dalla scadenza prevista, non c’è stato nessun corso di formazione per 20 dei 33 lavoratori che vivono una situazione discriminante oltre che paradossale dal punto di vista della Previdenza sociale. Gli stessi lavoratori, infatti, non essendo assorbiti dal settore pubblico che confluisce nell’Istituto di previdenza Inpdap, saranno presumibilmente assorbiti dal settore privato con contribuzione Inps. Questo costringerà i lavoratori a subire i costi della riconversione previdenziale prevista dalla legge n. 122/2010, a partire dal 1° luglio 2010, tra l’altro si tratta di soggetti con oltre 30 anni di contribuzione e a ridosso dell’età pensionabile.
“Da una nostra prima ricognizione il costo di tale operazione, per singolo lavoratore, si aggirerebbe tra i 90mila e i 120mila euro a loro totale carico. E’ una situazione davvero critica, di fronte alla quale sono necessarie risposte adeguate da parte della dirigenza Bat Italia SpA e che attendiamo nel prossimo incontro fissato per domani 4 novembre a Roma, nella sede della multinazionale” ha spiegato il segretario generale Flai Cgil Lecce Antonio Gagliardi. Sono questi i punti presentati questa mattina in Prefettura, alla presenza del Prefetto di Lecce Giuliana Perrotta, delle due sigle sindacali Cgil e Uil e di una rappresentanza dei lavoratori. Il Prefetto, al quale è stata illustrata la situazione sconosciuta per via del recente insediamento, si è detto disponibile a qualsiasi confronto e dialogo con le aziende competenti per facilitare il processo di reinserimento possibilmente in ambito pubblico per far fronte ai problemi previdenziali nel frattempo sorti.
Sulla stessa linea il sindaco Perrone che, interpellato quale componente del tavolo sugli accordi per la riconversione, ha accolto la delegazione dichiarandosi disposto a contattare già da oggi i vertici della Bat, in vista dell’incontro di domani con i sindacati, per capire le ragioni dei mancati accordi. E’ apparso contrariato invece all’annuncio di una protesta che i lavoratori avrebbero organizzato per domani nei pressi del comune che poco ha a che fare con le vicende fin qui raccontate. Intento smorzato anche dal segretario provinciale Cgil Salvatore Arnesano.
Solidarietà ai lavoratori è giunta dalla sede del Pd provinciale che in una nota ha espresso la “preoccupazione per le 20 famiglie interessate da quella parte di accordo sulla riconversione BAT che ad oggi non ha trovato ancora alcuna applicazione”. Il segretario provinciale Salvatore Capone e il capogruppo comunale Antonio Rotundo hanno partecipato questa mattina al sit-in di fronte la Prefettura.
Dal web, l’onorevole Teresa Bellanova ha scritto: “Vertenza BAT. Già il 24 dicembre 2010, con una conferenza stampa, ebbi modo di rilevare che qualcosa non andava, nonostante gli accordi firmati e controfirmati. Fui facile profeta, non perchè ho la vocazione ad essere una cassandra, ma solo perchè conosco i polli che governano questo Paese. Ad oggi, 20 lavoratori ex AAMS che avrebbero dovuto essere ricollocati, risultano, invece, fuori dal circuito lavorativo, con l’aggravante che gli stessi saranno costretti alla ricongiunzione contributiva e dovranno pagare circa 100 mila euro a persona! A chi mi imputò di essere una pessimista, oggi dico che in tutto questo SI SAREBBE POTUTO FARE DI PIU’!”