L’epoca della Guerra Fredda si caratterizzava per la contrapposizione strategica, ma anche ideologica, dei due blocchi: quello dell’ovest rappresentato dai paesi aderenti al Patto Atlantico e quello dell’est facente capo all’Unione Sovietica ed ai suoi alleati del Patto di Varsavia.
Tale bipolarismo determinava comunque una forma di equilibrio, basata su una strategia della tensione, perfettamente simmetrica in quanto i due contendenti si equivalevano, in linea di massima, sul piano del potenziale bellico sia per ciò che riguardava i mezzi, sia in merito alle risorse umane.
Con la caduta del Muro di Berlino ed il conseguente disfacimento del blocco orientale e dell’URSS, si assiste ad un primo cambiamento, poiché venendo a mancare uno dei due contendenti, si passa inevitabilmente da un assetto bipolare ad uno monopolare, nel quale gli Stati Uniti d’America salgono ad un ruolo guida dell’intero pianeta sul piano geopolitico. Ovviamente si tratta di uno pseudo equilibrio, perché la Russia comunque è poco disposta a lasciarsi guidare dagli USA, tuttavia nessuno più si contrappone efficacemente a tale leadership. In un certo qual modo tale periodo sembra corrispondere ad una “Pax Americana”, in tutto simile a quella “Romana” instaurata dalle armate della “Caput Mundi” un paio di millenni circa addietro. Si arriva in tale situazione alla vigilia del fatidico 9 settembre 2001.
Con l’attacco alle Twin Towers ed al Pentagono cadono in un istante le certezze strategiche su cui si basavano gli assetti geopolitici post Guerra Fredda. Il mondo intero si accorge che esiste una nuova forma di minaccia, non più visibile e reale come ai tempi della contrapposizione est-ovest, bensì nascosta e non proveniente da una ben determinata direzione. Il nemico non è più schierato su un campo di battaglia ma si nasconde nell’ombra e può colpire dovunque ed in ogni modo. Viene così a cadere anche la certezza della guerra che, da una dimensione essenzialmente simmetrica, passa ad una totalmente asimmetrica e pertanto maggiormente pericolosa ed insita di minacce. Gli attori bellici non sono più statuali ma si tratta di gruppetti che si avvalgono di tecniche terroristiche, non potendo competere con la tecnologia degli Stati. La caratteristica di asimmetria non è certo una novità nello scenario bellico, ogni guerra partigiana ed ogni guerriglia hanno rappresentato un aspetto asimmetrico, basti pensare alla guerra di resistenza spagnola contro le armate bonapartiste o anche le cariche dei cosacchi russi contro un’ Armée ormai sbando, sempre in epoca napoleonica, tuttavia dopo l’11 settembre 2001esso diventa predominante.
Il futuro non sembra attualmente garantirci alcuna forma di certezza. Il rischio che le operazioni in Afghanistan, che ormai sono in piedi da un decennio, possano risolversi in un nulla di fatto è abbastanza alto, e ciò significherebbe un inutile dispendio di energie e finanze per un così lungo periodo. A questo si aggiunge l’attuale crisi economica che non sappiamo dove ci porterà nel futuro, nonché l’affermazione di una nuova forma di terrorismo proteiforme. Resta dunque difficile formulare ipotesi che possano aiutarci ad uscir fuori da quel trend di insicurezza globale che da un decennio condiziona le nostre esistenze.
Cosimo Enrico Marseglia