“Io so che cos’è il tempo”, diceva Sant’Agostino “ma se qualcuno me lo chiede, non glielo so dire”. Da allora, non è mutato niente, ma l’uomo comune non se ne preoccupa perché a lui non gli interessa la natura del tempo, ma poterlo misurare.
La nostra civiltà è fondata proprio su un linguaggio comune per la misurazione del tempo, sulla sua disciplina; un mondo che è stato reso possibile dall’invenzione dell’orologio meccanico, paragonabile soltanto ai caratteri mobili per le conseguenze rivoluzionarie avute sui valori culturali, la rinnovazione tecnologica, l’organizzazione sociale, politica e lo sviluppo della personalità umana.
L’orologio della Banca Commerciale Italiana, l’orologio delle meraviglie per antonomasia, è una vera e propria scultura alta dieci metri, pesante venti quintali, che ha richiesto 1300 giorni di lavoro e nove mesi e 52 fusioni per fonderlo ed è opera dello scultore salentino Francesco Barbieri. Il quadrante, a forma di occhio, è circondato da una cornice di rame e smalto che poggia su uno sfondo di mosaico veneziano sfumato di azzurro con stelle dorate. Pure i numeri, indicanti le ore, sono dorati con sfondo di rame smaltato e completano quest’opera di rara bellezza ed originalità.
L’orologio in alto, reca lo stemma di Terra d’Otranto, il delfino con la mezza luna in bocca ed ha ai lati i rami dell’olivo e del melograno, simboli, rispettivamente della ricchezza e fecondità della terra. E’ provvisto di una fascia con i dodici segni zodiacali e sui due lati di essa vi è la scena dell’Annunciazione, quasi per ricordare figurativamente l’anno del Signore, in cui è collocato. Da un lato dello stesso è ben visibile un angelo coronato di stelle ed a sinistra la vergine che riceve l’annuncio, mentre sotto l’arco superiore spicca una quadriga, impennata e scalpitante, e un auriga: è il carro del Sole, su cui Febo, il giovane Dio del Sole, domina i bei cavalli.
La parte centrale raffigura la volta celeste, con al centro l’Orsa Maggiore con la Stella Polare ed attorno in dodici caselle sono ben distribuiti i dodici mesi dell’anno, con figure di donne intente ai rispettivi riti e lavori. Sui due lati i festoni riprendono il motivo della lussureggiante decorazione barocca delle chiese, mentre nella parte inferiore tutto intorno al quadrante una cornice presenta la forma dell’occhio magico del tempo, che osserva la vita degli uomini la cui forma è quella di una conchiglia, dove appaiono le fasi lunari, Eolo, il Dio dei Venti che soffia, la bussola.
Ai due estremi sono collocati i due emisferi ed all’interno il quadrante. E’ diviso in dodici parti ed ai dodici numeri sono abbinate pari figure di tarocchi inserite come simbolo ludico del tempo indicanti i diversi simboli, incantesimo del tempo e della vita, tipico del gioco dei tarocchi.
Anche le sfere, di metallo pesante, partecipano a questo gioco di rappresentazioni girando intorno al sole e mentre la sfera grande ha la stella polare ed il serafino, la sfera piccola ha il galletto che canta e la prima fase della luna. L’orologio funziona elettricamente e fu inaugurato il 6 aprile 1955, in Piazza Sant’Oronzo, dal Sindaco Avv. Oronzo Massari, per la gioia dei leccesi e turisti.