Sanctum racconta la storia vera, accaduta nel 1988 ad un gruppo di speleologi durante una spedizione a Papua (Nuova Guinea).
La squadra dopo essere arrivata ad esplorare la grotta canyon più famosa al mondo – la Sotano De Los Golondrinos, dove Patrick De Gayardon nel 1993 si lancia con un volo libero per oltre 150m dall’apertura della grotta che è profonda ben 376 metri in tutto.
L’ennesima pellicola di Oscar James Cameron di cui è il produttore, ha come protagonista l’elemento naturale del regista, l’acqua, che da alleata dell’uomo si rivela invece acerrima nemica. Davanti allo schermo, lo spettatore in questo film ha la sensazione di vivere nella realtà una situazione claustrofobica mista a panico, merito della tecnologia usata e della modalità di ripresa tutta cameroniana.
Gli speleologi dopo essere arrivati ad una profondità molto elevata, cercano nei meandri oscuri alla luce del sole, e alla conoscenza dell’uomo, la strada che li condurrà allo sbocco nell’Oceano, ma del gruppo di quindici speleologi solo uno ne sopravviverà.
L’arrivo improvviso di una tempesta tropicale costringerà i protagonisti a superare i loro limiti, a prendere decisioni tanto difficili quanto dolorose, alcune orientate al bene pubblico, altre invece egoiste con il solo scopo di salvarsi la pelle.
Il tema centrale del film è il rapporto difficile tra padre e figlio, entrambi componenti della spedizione speleologica. Il figlio non comprende l’attaccamento morboso del padre per quei posti così lontani dalla realtà e da lui, tanto che arriva addirittura quasi ad odiarlo, solo alla fine riuscirà a conoscere completamente il grande uomo coraggioso che è suo padre. Un altro tema che si vuole affrontare è quello di mettere degli uomini, seppur abituati ad affrontare l’impossibile, in situazioni di forte stress sia psicologico che fisico per documentare reazioni e azioni umane.