Una conferenza stampa per pochi intimi, quella che ieri mattina, nella sede comunale di via Ciccarese, a Cavallino, dove è stata resa ufficiale la cerimonia di “scoprimento” della lapide, dedicata alla memoria di Adele Savio di Bernstiel, amore e “tormento” del Duca e patriota Sigismondo Castromediano. Hanno preso parte all’incontro, il primo cittadino di Cavallino, Michele Lombardi, il senatore Giorgio De Giuseppe, ideatore dell’opera e l’onorevole, assessore alla Cultura, Gaetano Gorgoni.
“Cavallino non è più riconoscibile rispetto ad una ventina di anni fa – ha esordito De Giuseppe nel complimentarsi con l’ottima amministrazione di Gorgoni – questo comune si è notevolmente trasformato. Dobbiamo essere grati a “Ninì” (rivolgendosi affettuosamente all’onorevole) per averci dato la possibilità di concludere le celebrazioni del 150esimo anniversario dell’Unità d’Italia con la figura di una donna, dal vissuto meraviglioso”. Quella della baronessa, ha spiegato, è la storia di una ragazza di 18 anni, appartenente alla rigida nobiltà torinese dell’Ottocento che si innamorò di Sigismondo Castromediano, un uomo di trent’anni più grande di lei. I due si conobbero dopo che il Duca ebbe trascorso 13 anni nelle galere borboniche per aver partecipato ad una sommossa avvenuta a Lecce il 29 giugno del 1848. A tal proposito, Giorgio De Giuseppe ha sottolineato quanto fosse stata dura per Sigismondo Castromediano la quotidianità di quegli anni, incarcerato con l’accusa di cospirazione contro la monarchia borbonica.
Gli inglesi – ha proseguito – rimasero impressionati dalla crudeltà che veniva esercitata in quelle carceri. I detenuti venivano, addirittura, incatenati ai piedi l’uno con l’altro e costretti a seguirne i movimenti per non procurarsi ferite. Riacquistata la libertà, giunse a Torino dove frequentò soprattutto il salotto della baronessa Olimpia Savio di Bernstiel, uno dei più importanti salotti culturali della capitale sabauda.
Fu qui che tra lui e Adele, figlia di Olimpia, nacque l’amore. “Sigismondo Castromediano, coinvolto dalla giovane – ha spiegato De Giuseppe – si pose il problema della differenza di età, trasformando questo suo grande amore nel tormento di tutta una vita: dire di no ad un sogno”. Al di là di questo, il “Bianco Duca”, così come lei stessa lo chiamava, non si decise a sposarla anche per colpa del dissesto patrimoniale che si venne a creare durante la sua prigionia, impossibilitato com’era di curare personalmente i suoi beni. Adele venne a trovarlo a Cavallino per due volte, l’ultima, nel 1895, poco tempo prima che questi morisse.
“Devo ringraziare l’Amministrazione comunale di Cavallino per aver accettato il mio suggerimento – ha detto il senatore – quello cioè di realizzare una lapide che possa tramandare ai posteri la testimonianza di un amore, attraverso la figura romantica di Adele. Non mi sembrava possibile che non potesse esserci un suo ricordo, accanto ai tanti del Duca, e ho avanzato la proposta di murarne uno. La lapide verrà scoperta domani, lunedì 30 gennaio, nella Galleria del Palazzo Ducale, alle ore 18.00, mentre già dalle 16.30 partirà la manifestazione, alla quale – ha sottolineato – sarà presente anche una studiosa torinese, Maria Alessandra Marcellan, appassionata alla figura di Adele Savio”.
Giorgio De Giuseppe, prima di concludere, ha citato le parole più belle che la baronessa scrisse in una delle sue lettere al Duca cavallinese e che sono state scolpite sul marmo bianco dell’opera. Righe con le quali la donna sfida il proprio amore ad abbattere il muro delle paure, dei trent’anni e della distanza che li divide, per suggellare con il matrimonio la loro unione. “È bello poter concludere i festeggiamenti del 150esimo anniversario dell’Unità d’Italia nella città di Sigismondo Castromediano, ricordando questa romantica vicenda. Cogliendo – ha concluso – quella spinta romantica che rappresenta il filo di origine del Risorgimento italiano ed europeo”.
Il senatore ha poi passato la parola all’onorevole Gorgoni che ha condiviso e apprezzato l’idea di realizzare l’opera. “La lapide ha sempre un significato grande – ha detto – l’importante compito di ricordare episodi, personaggi che hanno fatto parte della storia”. Egli ha sottolineato come la stessa rappresenti un atto doveroso per celebrare ancora la figura del patriota concittadino. Ritornando poi alla storia, ha aggiunto: “Sigismondo Castromediano non ha sposato Adele perché riteneva di non poterle garantire una vita degna del loro rango”.
Giorgio De Giuseppe ha concluso l’incontro, con un messaggio sul quale meditare: “la lapide è come un libro che si apre agli occhi del visitatore. Dalla lettura, egli potrà apprezzare e amare le radici e la cultura di un territorio”.