Carceri italiane sempre più sovraffollate, con una popolazione penitenziaria in continua crescita, e con un elevato numero di suicidi e decessi per malattia o per cause ancora da accertare. Una situazione che diventa sempre più preoccupante in un quadro di sovraffollamento delle carceri senza precedenti.
183 sono stati i detenuti deceduti nel 2011 nelle prigioni italiane. L’ultimo caso è avvenuto la notte del 31 dicembre scorso, nel carcere di Trani. A perdere la vita un salentino, Gregorio Durante, un 34enne neretino. I genitori dell’uomo chiedono, giustamente, che si faccia chiarezza sulle circostanze della morte. Per la famiglia, il loro congiunto non era in condizioni fisiche tali da poter sopportare il regime carcerario. Sicuramente, se ci saranno responsabilità emergeranno, la Procura di Trani ha già iscritto il nome di quattordici persone tra medici del penitenziario tranese, dell’ospedale di Bisceglie, che ebbero in cura il 34enne neretino, e il direttore del carcere di Trani, quest’ultimo iscritto come atto dovuto. Ed eventualmente chi ha sbagliato pagherà. Ma quando muore una persona in carcere è una sconfitta per tutti. Un Paese civile come il nostro non può tollerare situazioni simili. La politica non può non ascoltare il grido d’allarme lanciato da anni dal sindacalismo penitenziario. Perché, è giusto sottolinearlo, il dito va puntato principalmente contro la politica, e non contro il personale penitenziario che regge, con spirito di sacrificio, il sistema carcerario.
Nel Belpaese, come denunciano da mesi le varie associazioni, ci sono 68.144 persone stipate dentro strutture che non potrebbero ospitarne più di 45mila. Anche il carcere di Trani non fa eccezione. “Ci sono circa 400 detenuti uomini e 39 donne – sottolinea il vicesegretario generale nazionale dell’Osapp, Domenico Mastrulli – contro una capienza regolamentare di 233 posti letto”.
Per far fronte a questo quadro di sovraffollamento delle carceri, ci vorrebbero nuovi istituti. Strutture che costerebbero milioni di euro. Strutture che però, in Italia, già esistono, sono le cosiddette “carceri fantasma”. 38 in tutto, secondo i dati dell’associazione ‘Antigone’, gli istituti penitenziari che, negli ultimi venti anni e più, sono stati costruiti, spesso ultimati, a volte anche arredati e poi rimasti inutilizzati, sottoutilizzati o in totale stato d’abbandono.
Istituti fantasma, costati milioni di euro, che, spesso e volentieri, non hanno mai ospitato un detenuto. Strutture disseminate in tutto lo Stivale, e che si trovano anche in Puglia. Questa è la fotografia scattata dal rapporto dall’associazione Antigone, sulle condizioni di detenzione nel Belpaese. Nell’elenco delle carceri ‘fantasma’ troviamo anche l’istituto di Galatina, che è totalmente inutilizzato, e la struttura di Maglie, che è solo parzialmente utilizzata per ospitare detenuti semi-liberi.
Gli altri casi in Puglia riguardano: Bovino (Foggia), con una struttura da 120 posti, già pronta, chiusa da sempre. Accadia (Foggia), il penitenziario consegnato nel 1993, è ora di proprieta’ del Comune e mai utilizzato. Altamura (Bari) si aspetta ancora l’inaugurazione di una delle tre sezioni dell’istituto. Casamassima (Bari), il carcere mandamentale è stato ”condannato all’oblio da un decreto del Dipartimento”, spiega il rapporto di Antigone.
Mentre a Minervino Murge (Bari), la struttura non è mai entrata in funzione. A Monopoli (Bari) nell’ex carcere mai inaugurato, non ci sono detenuti ma sfrattati che hanno occupato abusivamente le celle abbandonate da trenta anni. A Volturara Appula (Foggia), la struttura da 45 posti è ancora incompiuta.
Dario De Carlo