Nonostante gli sforzi dell’assessorato regionale al welfare, ci sono ancora enormi carenze sul piano assistenziale alle famiglie con bambini da 0 a 2 anni. Gli asili nido sono insufficienti e i tagli finanziari non permettono di raggiungere i livelli minimi europei. La soluzione, per Salvemini, è negli asili nido famiglia
I dati Istat nazionali parlano chiaro: 4 donne su 10 abbandonano il lavoro dopo la nascita di un figlio e l’Italia si colloca al 25esimo posto nella classifica di conciliazione vita-lavoro. “In ambito regionale pugliese c’è stato sicuramente un impegno – ha dichiarato questa mattina in conferenza stampa il candidato alle primarie leccesi Carlo Salvemini – che non è bastato ad evitare alla regione l’ultimo posto della classifica delle pari opportunità. Secondo la campagna “Sbilanciamoci”, in cui rientravano il numero di consultori, la partecipazione femminile al mercato del lavoro e il numero di asili nido: i posti sono garantiti per 5 bambini su 100 a fronte dei 33 previsti nella “Strategia di Lisbona”. Questi dati penalizzano principalmente le donne che, per prendersi cura dei figli, non riescono a mantenere un posto di lavoro. Nella relazione di Ambito territoriale dei 10 comuni afferenti a Lecce, sarebbero oltre 3mila gli abitanti inferiori ai 3 anni, eppure gli asili nido sono presenti solo su tre comuni con una lista d’attesa del 41% e per un costo medio mensile di oltre 500euro.
Non è d’accordo l’assessore regionale al Welfare Elena Gentile, più tardi in una conferenza stampa legata al rapporto sull’incremento del lavoro femminile a Lecce, che evidenzia invece i risultati finora ottenuti. Dall’istituzione di oltre 200 asili nido e sezioni primavera, la Puglia è prima in Italia, prevedendo ogni formula adeguata alle esigenze familiari e lavorative, fino all’istituzione di un asilo aeroportuale e tante ludoteche aziendali. “Certo – ha commentato la Gentile – Lecce avrebbe potuto fare di più con i finanziamenti che sono stati erogati dalla regione per le attività sociali”.
I progetti regionali hanno investito 57 milioni di euro nella cantierizzazione di circa 90 asili nido ma tutti in corso d’opera, nel frattempo – propone Salvemini – sarebbe il caso di usufruire delle risorse a disposizione dei comuni con la collaborazione dei privati cittadini per una soluzione alternativa: l’asilo nido famiglia. Si tratta di una struttura privata in grado di accogliere un numero di bambini adeguato allo spazio disponibile, con almeno un educatore che propone un progetto educativo in collaborazione con i genitori. E’ una realtà già sperimentata in regioni e che ha avuto un enorme successo dalla Lombardia, Veneto, Piemonte, Lazio, Toscana, Liguria, Emilia Romagna, fino all’ Abruzzo, Campania, Sardegna e Sicilia. Gli obiettivi sono due: aiutare le mamme a non disperdersi in ambito lavorativo e concedere un aiuto concreto a chi non può permettersi l’asilo nido. Il ruolo del comune in questo progetto è fondamentale perché finanzia i costi di gestione risparmiando sulla struttura. Non ci sarebbe bisogno di normative apposite visto che la regione Puglia ha regolamentato questo tipo di attività all’interno dell’articolo 101 del Regolamento regionale 4/2007, attuativo della Legge regionale sui servizi sociali (19/2006), in cui si prevede l’attivazione di servizi socio educativi ed innovativi per la prima infanzia. La proposta di Salvemini è l’immediata attuazione del progetto anche a Lecce e nei paesi dell’ambito.