“L’amministrazione uscente ci consegna una città più povera e senza un assessore ai servizi sociali”. È quanto affermato dal candidato sindaco del Terzo Polo, Luigi Melica. “La morsa della crisi – ha sottolineato – sta stringendo sempre di più le famiglie e a Lecce la povertà è in crescita.
Ce lo riferiscono i dati dell’ultimo report presentato dalla Caritas diocesana di Lecce, emblematicamente rappresentati nelle parole del suo direttore, don Attilio Mesagne: le famiglie leccesi che si rivolgono quotidianamente alla mensa della Caritas per avere un pasto caldo ammontano al 40%, un numero praticamente raddoppiato. E a farlo sono persone che, fino a poco tempo fa, vivevano in una condizione economica agiata. Sintomo di una situazione che, se non affrontata con la giusta determinazione e gli strumenti adeguati, si estenderà a macchia d’olio. In sostanza, il rischio è che le categorie disagiate aumentino sempre di più, portando la cittadinanza a livelli insostenibili di indigenza”.
“Alla fine dell’esperienza di questa amministrazione – ha ribadito il candidato sindaco del Terzo Polo – quello che rimane è una città sempre più povera e meno pronta ad affrontare il vivere quotidiano. È impensabile che, in un momento così critico, il Comune non abbia un assessore alle Politiche sociali. Una figura indispensabile, che deve assumersi la responsabilità di prendere decisioni delicatissime per la vita dei cittadini. Mai come in questo momento storico, tali decisioni devono essere il risultato della concertazione politica”.
“Con noi alla guida di questa città – ha continuato Luigi Melica – l’assessore alle Politiche sociali sarà una delle nostre figure cardine e potrà adottare interventi ad hoc, calibrati su ciascuna situazione. Uno degli strumenti per venire incontro alle esigenze delle famiglie sarà l’applicazione del quoziente famigliare ai tributi locali, che misura la capacità contributiva sulla base del numero dei componenti del nucleo. Così, per fare un esempio, la Tarsu (la tassa sullo smaltimento dei rifiuti) non sarebbe più pagata in base solo alla superficie dell’abitazione, ma applicando coefficienti correttivi che tengano conto del numero dei componenti e della loro condizione economica”.