Patrizia Durante, titolare della cattedra di Storia della Musica presso il Conservatorio “Tito Schipa” di Lecce dirige dal 2001 la schola gregoriana “Cum jubilo” .
Incuriositi, abbiamo pensato di fare un breve conversazione con l’artista.
Quando ha cominciato a occuparsi di Canto Gregoriano?
Il mio interesse per il canto gregoriano risale ai primi anni ’80, quando ho avuto la fortuna di incontrare il professor Nino Albarosa alla Scuola di Perfezionamento in Musicologia dell’Università di Bologna. Iniziai a studiare con lui Paleografia gregoriana e, al termine del corso di Laurea, fu il relatore della mia tesi. Ho poi approfondito la conoscenza del canto gregoriano nei corsi estivi organizzati a Cremona dall’Associazione Internazionale di Canto Gregoriano.
Chi sono stati i suoi maestri?
Oltre al professore Albarosa, con cui sono ancora oggi in contatto, a Cremona ho avuto la possibilità di seguire i corsi dei più rinomati gregorianisti: Agustoni, Baroffio, Goeshl, Turco.
Quando è nato il coro Cum jubilo?
Il coro ‘Cum jubilo’ è nato 2001, quando presso il Conservatorio di Lecce furono avviati i corsi di musica antica. Un gruppo di studenti si appassionò alla musica medievale, in particolare alla monodia liturgica, nacque così un gruppo di lavoro per portare avanti la ricerca sui manoscritti conservati negli archivi locali ed eseguire le musiche in essi contenute, in seguito si aggiunsero anche i brani ‘classici’ del canto gregoriano. Oggi il nostro gruppo vanta un repertorio molto vasto. Ultimamente abbiamo eseguito anche una messa in ‘canto fratto’ con alternatim organistico.
Chi sono i partecipanti?
Si tratta di un gruppo femminile costituito da musiciste di grande esperienza, tutte ormai diplomate o laureate, il nucleo ‘storico’, sei splendidi elementi per dedizione e impegno, conta Doriana De Giorgi, Sarah Iacono, Maria Luisa Mossuto, Vania Palumbo, Serena Scarinzi e Sara Valli. Insieme abbiamo realizzato numerosi concerti e abbiamo partecipato a celebrazioni liturgiche.
Il fatto che si canti in latino è una difficoltà?
E’ una difficoltà che abbiamo cercato di superare proponendo una particolare formula di concerto: di solito corrediamo le nostre esecuzioni di supporto visivo in cui scorrono i testi originali, la traduzione, oltre ad un apparato iconografico pertinente il tema trattato. Nelle celebrazioni, il clima di preghiera e raccoglimento è tale da consentire una favorevole reazione dei partecipanti, tuttavia, a volte si distribuisce la traduzione italiana dei canti.
Come è stato possibile che la tradizione del gregoriano sia scomparsa nelle nostre chiese?
Nonostante il Concilio Vaticano II abbia espressamente ribadito il ruolo fondamentale svolto dal ‘gregoriano’ nella musica liturgica, diversi fattori ne hanno, di fatto, reso rara la presenza. Da una parte l’abitudine ad un’esecuzione sciatta, dall’altra l’ansia di assecondare il gusto dei fedeli…
Però c’è un ritorno d’interesse per il gregoriano….
Sicuramente! Esistono nel nostro Paese numerosi gruppi che si dedicano allo studio e all’esecuzione del canto gregoriano. L’azione incisiva svolta dall’Associazione Internazionale di canto gregoriano ha avuto un ruolo fondamentale nella valorizzazione e diffusione di questo prezioso repertorio, basti pensare che ci sono sezioni dell’Associazione in Giappone e America Latina, oltre che in tutta Europa.
Quanto slancio ha portato realmente la nomina del Papa Benedetto XVI alla riscoperta del Canto Gregoriano?
Non vedo un reale cambiamento per quanto riguarda la musica liturgica delle nostre chiese.
Il fatto di portare il Canto Gregoriano fuori dalla liturgia, fa veramente bene al Canto Gregoriano?
Nella liturgia, naturalmente, il gregoriano trova la collocazione più giusta, ma sono personalmente convinta che un concerto che fornisca agli ascoltatori utili ed essenziali informazioni, che abbia la possibilità di svolgersi in luoghi adatti e che, come è auspicabile, scaturisca da studio approfondito e autentica dedizione riesca a comunicare il profondo valore spirituale di tale repertorio.
L’espressione italiana oggi del Canto Gregoriano si sviluppa in modo differente rispetto al resto dell’Europa?
L’Italia può vantare un’ottima tradizione in questo campo, basti pensare alla presenza a Roma, dagli anni ’50 agli anni ‘80, di don Eugene Cardine, il ‘padre’ della semiologia gregoriana, e alla fondazione, proprio in Italia negli anni ‘70, della già ricordata Associazione Internazionale. Furono gli allievi di don Cardine, tra cui il professor Albarosa, a volere un organismo che potesse diffondere il canto gregoriano.
Lo studio del canto gregoriano è anche inserito nei corsi di studio di Università e Conservatori. Nel nostro Conservatorio, a Lecce, abbiamo un corso di Modalità e Canto gregoriano e un corso di Paleografia musicale.
In Italia ci sono gruppi e studiosi di altissimo livello, manca, a volte, l’attenzione e il sostegno delle Istituzioni per il lavoro di ricerca, come per quello di produzione.
“Patrizia Durante sin dal 1983, ha seguito, a Cremona, i corsi di Canto Gregoriano, organizzati dall’Associazione Internazionale Studi di Canto Gregoriano, sotto la guida dei più noti gregorianisti: Agustoni, Albarosa, Göschl, Turco. Svolge attività di ricerca, dedicandosi alla musica medievale e, in modo particolare, alla monodia liturgica. Ha pubblicato saggi ed articoli, molti dei quali inerenti il repertorio e le fonti del Canto Gregoriano nella tradizione di Terra d’Otranto.
Nel 2008 ha preso parte, in qualità di docente e coordinatrice della sezione gregoriana, al Corso di Alto Perfezionamento Post Lauream organizzato dal Conservatorio di Lecce con il contributo della Regione Puglia e del Fondo Sociale Europeo. Partecipa a convegni e conferenze in qualità di relatore”.