Belloluogo non è inquinata. Anche se un però c’è. E non è da poco. Le analisi sono state commissionate dal Comune di Lecce, l’8 maggio scorso, su campioni di acqua sotterranea proveniente da un pozzo artesiano collocato all’interno del parco fresco di inaugurazione, alle spalle del cimitero.
Valori nella norma, anzi, decisamente al di sotto della soglia di allarme per quanto riguarda il rischio inquinamento. Unico parametro disturbato, però, è quello relativo al Pcb, vale a dire ai policlorobifenili, sostanze cancerogene e dalla tossicità in alcuni casi simile a quella della diossina. Il certificato di analisi rilasciato dal laboratorio Ecolab, infatti, riporta valori che sono al di sotto di 0,1 mg/l, ma i limiti fissati per legge sono di dieci volte inferiori, di 0,01 mg/l. Quale ne sia la fonte e la provenienza non è dato sapere e non è detto, anche se potrebbe essere probabile, che provengano dai pozzi dell’ex deposito Apisem, quello di Giovanni Semeraro e per cui la procura di Lecce ha fatto apporre i sigilli, seguiti dal dissequestro, al cantiere universitario “Studium 2000”, confinante con l’area del parco. Era stato Carlo Salvemini, durante la campagna elettorale, a sollevare la questione, con una conferenza stampa convocata sul posto agli inizi di maggio.
“Noi sappiamo dai periti che la falda acquifera ha un movimento che parte dalla sorgente inquinante e si sta spostando lentamente in direzione del parco”, aveva detto, preannunciando un rischio che non poteva passare inosservato. C’è questo alla base della richiesta di analisi. I dati sono stati resi noti oggi dall’ex assessore (tuttora in corsa) ai Lavori pubblici, Gaetano Messuti, durante la conferenza stampa convocata a Palazzo Carafa assieme al sindaco Paolo Perrone. Dati che dovrebbero tranquillizzare una volta per tutte i cittadini di Lecce. Peccato, però, che quel Pcb sia un neo passato in secondo piano.