C’è l’identikit dell’attentatore che, ieri mattina, a Brindisi, ha seminato terrore e morte davanti all’istituto professionale “Morvillo-Falcone”. L’uomo era lì, a non più di 50 metri dalla scuola. Le telecamere a circuito chiuso di un chioschetto nelle vicinanze della scuola, dove una bomba ha ucciso Melissa Bassi, 16enne di Mesagne, e ferito altre sei studentesse, hanno inquadrato un uomo bianco, tra i 50 e i 55 anni, che sostava affianco al chiosco dei panini.
È vestito con giacca scura, camicia bianca, pantaloni chiari e scarpe da ginnastica. Inforca un paio di occhiali con montatura chiara ed i suoi capelli sono quasi tutti grigi. La telecamera lo ha ripreso dal momento in cui l’uomo ha azionato il telecomando a quando si è allontanato. Nelle mani si vede un piccolo congegno elettronico, che potrebbe essere il telecomando che ha innescato l’ordigno. L’altra mano la tiene in tasca, forse nasconde un dissuasore di frequenze. Ma l’aspetto più raccapricciante è il ghigno malefico che si stampa sul suo volto, mentre preme il telecomando della morte. “Immagini terribili”, come ha dichiarato il procuratore di Brindisi Marco Dinapoli. Il volto dell’attentatore, tuttavia, non sarebbe riconoscibile e l’uomo non è stato ancora identificato. Dopo avere seminato morte e terrore, l’uomo volta le spalle alla scuola e si avvia verso la chiesa.
E intanto si fa strada la possibilità che abbia avuto un complice. Una donna avrebbe riferito agli inquirenti di avere intravisto qualcuno, nella notte tra venerdì e sabato, spostare il cassonetto della spazzatura nei pressi della scuola. Tuttavia, dalle immagini registrate dalla telecamera, la testimone, forse anche a causa del buio, non avrebbe riconosciuto la persona intravista la notte precedente.
Sulla chiave di lettura dell’attentato, intanto, scoppia la tensione tra la procura di brindisi e la procura distrettuale antimafia di Lecce. La prima continua a ribadire che si sia trattato di un gesto isolato; di avviso opposto, invece, il procuratore dda Cataldo Motta, che ha precisato che sono battute tutte le piste possibili e vagliate tutte le ipotesi. “non ci sono indicazioni specifiche per parlare di gesto isolato – continua Motta – L’unica cosa che si può dire è che le organizzazioni mafiose locali dovrebbero essere estranee perché non è nelle loro abitudini usare bombole di gas. È ancora tutto da verificare, movente compreso”.
Dell’attentatore non è stato diffuso alcun identikit , ma – ha detto il procuratore Dinapoli – chi ha agito conosce il territorio ed ha buone conoscenze dell’elettronica, per essere riuscito a costruire l’ordino con 3 bombole di gpl ed un sensore volumetrico, collegato a distanza con un telecomando.
“potrebbe essere stato il gesto di un uomo in guerra col mondo – ha continuato Dinapoli – o che si sente vittima del mondo”. La vittima, però, l’ha provocata la sua follia.
Vitale Francesco