Le dichiarazioni di fine mandato del patron giustificano appieno il titolo di questo corsivo. Certo, forse si è lasciato andare, ma dire a muso duro “LA CITTA’ NON MI MERITA” offende ovviamente tutta la cittadinanza, della quale io faccio parte
, in maniera abbastanza pesante ed arrogante perché ci si è autoconsiderati come gli “unti del Signore” e se qualcuno ha opinato su questa investitura divina ecco subito l’anatema.
Purtroppo solo adesso la maggior parte dei tifosi si è resa conto di come sia stato possibile gestire, quasi sempre sotto un subdolo ricatto che non ha mai consentito una vera vicinanza fra proprietà e cuore pulsante del tifo. Offende anche sentir dire “tutti vogliono andare allo stadio senza pagare”. Chi tutti? Quanti? Chi e perché delle eventuali pressioni in tal senso? La gestione Semeraro mi ha potuto sempre annoverare fra i paganti fior di euro per l’abbonamento unitamente ad un mio nipotino e non ho mai usufruito di un qualsiasi benefit. Si spieghi piuttosto il perché di tante facilitazioni a tante categorie istituzionali che al posto dei titolari della tessera inviavano loro sostituti, comunque cariche non istituzionali tipo parenti, autisti e quant’altro. Il patron aggiunge che “ gli imprenditori mi hanno lasciato sempre solo”. Ad un esame superficiale dell’affermazione presumo sia vero ma, a tal proposito, mi avrebbe fatto piacere sapere quali erano le condizioni poste dalla proprietà per ottenere il sostegno. E’ ovvio che non si potrebbe mai trovare un imprenditore che entri in un consiglio d’amministrazione e non conti assolutamente nulla; come dire: “voi cacciate i soldi che ad amministrare ci penso io”.Può darsi che mi sbagli ma una precisazione a questa vaga affermazione non guasterebbe.
Peccato per questa uscita di scena in maniera abbastanza rancorosa! La gestione Semeraro è stata anche ricca di aspetti positivi: aver tenuto per 18 anni il Lecce ad un livello professionistico, rappresenta un titolo di merito che, onestamente, va riconosciuto; aver disputato in questo periodo ben 10 campionati di serie A, è ascrivibile a grande merito per questa società che però, specie negli ultimi anni, ha mostrato la corda. Per un società che era riconosciuta per la sua serietà, anche gestionale, finire nello scandalo scommesse ha significato il tramonto di un’epoca e di tante belle frasi ad effetto per cui i tifosi si sono esasperati nel sentirsi “traditi” proprio da quei dirigenti che, pur con qualche limite relazionale con la tifoseria, avevano sempre operato con capacità. Certo a Lecce è sempre mancato il senso dell’investimento ed è stato un peccato perché le potenzialità c’erano tutte; qui si poteva fare una seconda Udinese od un altro piccolo Chievo, peccato per l’occasione sprecata!
Come tifoso debbo anche accettare, non avendo la possibilità di verificare, l’assunto relativo alla “spesa” di cento milioni di euro in diciotto anni, pari a circa cinque milioni e mezzo l’anno; penso che il patron abbia voluto dire di averci “rimesso” quella cifra, comunque considerevole, e la cui entità avrebbe innescato il pensiero del disimpegno: tutto giusto e comprensibile meno, comunque, il modo e la tempistica del disimpegno.
Come teorizzò il grande filosofo Giovan BattistaVico con i “corsi e ricorsi storici”, questa dirigenza avalla quella teoria: prese il Lecce in serie B, già compromessa a dicembre, e lascia, dopo diciotto anni, il Lecce in serie B, con tanti punti dubbi, a giugno. Ogni cosa passa ed è passata anche la gestione Semeraro. Morto un Papa se ne fa un altro!
A chi lascia, anche con le ultime dichiarazioni rancorose, l’augurio di far bene in altro settore ed il ringraziamento per quanto fatto in questi anni, ed a chi subentra l’augurio sincero di interpretare al meglio la voce della tifoseria coniugandola con le ovvie esigenze di bilancio e di serietà gestionale. Speriamo che il Lecce abbia trovato un Tesoro non solo di nome ma di fatto!