Per gli immigrati sfrattati dalle Giravolte e per quelli sfruttati sui campi di Nardò inizia a intravedersi una prima schiarita. Sul tavolo del Comitato Territoriale per l’Immigrazione, tenutosi in mattinata in Prefettura, infatti, è sbarcato il caso dello sgombero degli extracomunitari
da quelle che erano una volta le “case della Mara”, la transessuale Antonio Lanzalonga, abitazioni passate poi in proprietà al Monastero delle Suore Benedettine di Lecce. “Si è preso atto dal vicesindaco del Comune, Carmen Tessitore, che sarà avviata in tempi brevi una verifica della situazione al fine di individuare, anche d’intesa con la Provincia di Lecce titolare del progetto di intermediazione abitativa, possibili soluzioni alloggiative temporanee che possano preludere ad una regolamentazione all’accesso a contratti sottoposti a canoni agevolati”. A dirlo è il prefetto di Lecce, Giuliana Perrotta, dopo aver incontrato gli enti locali ma anche i responsabili provinciali delle Forze di Polizia, il direttore generale dell’Asl, i direttori della Direzione Provinciale del Lavoro, dell’INPS, dell’INAIL, il Presidente della Camera di Commercio, i Presidenti di Confagricoltura, di Confederazione Italiana Agricoltori, di Federazione Provinciale Coltivatori diretti, le Organizzazioni Sindacali, le Associazioni datoriali del settore, nonché le Associazioni di Volontariato operanti nella provincia. Al centro della discussione, infatti, c’è stato anche il nodo relativo a masseria Boncuri e alla raccolta delle angurie a Nardò.
E’ stato presentato ed illustrato dalle organizzazioni sindacali datoriali e dei lavoratori il protocollo d’intesa relativo all’avviamento al lavoro della manodopera impiegata nelle fasi di raccolta delle produzioni ortofrutticole stagionali nel comprensorio neretino. A questo, ratificato in sede di Conferenza Provinciale Permanente della Pubblica Amministrazione, hanno aderito, al momento, sette aziende con oltre 120 lavoratori. “Attraverso tale strumento pattizio si tende a favorire il giusto equilibrio tra domanda ed offerta di lavoro, per evitare illecite intermediazioni della manodopera che rappresentano il prerequisito del noto fenomeno del caporalato”, aggiunge la Perrotta. Il protocollo ha carattere sperimentale, perché unico in Italia, sebbene limitato nel tempo alla stagione estiva e nell’ambito territoriale, riferendosi all’area del nord-ovest del Salento. Per favorire la sua attuazione piena, le associazioni di volontariato, le organizzazioni sindacali di categoria, le associazioni datoriali e dei lavoratori, nonché gli enti locali sono stati sensibilizzati a favorire una campagna di informazione per l’iscrizione nelle liste di collocamento da parte dei lavoratori, unitamente all’invito alle aziende operanti nel settore ortofrutticolo di attingere da tale serbatoio.